E’ davvero curioso leggere la biografia di questi cinque ragazzi della provincia fiorentina e scoprire come ad inizio viaggio (musicale) amassero coverizzare band del calibro di Deep Purple, Led Zeepelin, Black Sabbath e The Doors.
Cosa c’è di strano, vi starete domandando. Niente. Tutte le band esordienti amano suonare grandi classici della musica rock come “Whole Lotta Love”, “Roadhouse Blues” e “Paranoid”, ma qui il fattore stupore sta nel constatare come in meno di tre anni dalla nascita i Dead River abbiano cambiato completamente pelle per dedicarsi ad un rock di chiaro stampo indie\alternative che con i pilastri musicali sopra citati niente a che vedere. Persa completamente la voglia di abbandonarsi a riffs storici ed a ritmiche hard rock qui ci troviamo di fronte a 3 tracce di puro rock riflessivo, a tratti lento, pieno di un’ espressività lirica non indifferente. Fili e co., alternano un cantato in italiano a quello in inglese, senza perdere niente a livello di liriche e di freschezza sonora. “Notte”, situata in apertura si fa notare subito per l’ottimo intreccio delle chitarre, dove non manca un’ “effettistica” articolata e di come la ritmica frazionale ma decisa scandisca bene il tempo per l’unico pezzo in lingua nostrana del lotto. Nota di merito alle parole cantate nel ritornello: S’incendia l’aria su di me Il cielo si fa vertigine S’incendia l’aria e scopro che Dentro il delirio trovo te Non è difficile constatare come nella stesura dei testi venga fuori una certa passione per l’ermetismo\non ermetismo messo in atto da band cardine del rock italiano degli ultimi 10 anni come Marlene Kuntz e Afterhours, che spesso emergono anche nelle tessiture sonore dei pezzi stessi. “The Elephant’s Step” parte con un’ arpeggio delicato e sinuoso, ripetuto in loop, col basso a pulsare ripetutamente, la voce di Fili assume toni dimessi ma nervosi nel suo cammino. Atmosfera garantita. A chiudere questa interessante uscita arriva cosi “Strawberry Trip” (citazione in chiave psichedelico\parodistica di un classico beatlesiano?) che fa emergere tutto il sano talento del fiume della morte in 7 minuti di ottima musica, per una canzone cadenzata ma energica, che mantiene un filo conduttore ben preciso il resto del demo. I ragazzi probabilmente mancano ancora di qualcosa, magari di più mordente nei pezzi, qualche cambio di tempo in più per non rendere il tutto eccessivamente omogeneo ma sono ottimi padroni dei loro strumenti è possiedono un tasso di emozionalità non indifferente. Ottima anche la produzione ed il mixaggio, notevole per avere un taglio “casalingo”. Ci aspettiamo un doveroso salto di qualità, le potenzialità ci sono tutte. Bravi 70/100
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Ponzio: Chitarra Anno: 2007 Sul web: |