Home Recensioni Album Steven Wilson - The Future Bites

Steven Wilson
The Future Bites

Il singolo uscito a novembre l'aveva purtroppo preannunciato: la nuova direzione manifestata da Steven Wilson si collocava a metà tra strada tra il pop da classifica di "12 Things I Forgot" e la dance piuttosto spiccia di "Move Like A Fever" e "King Ghost (Tangerine Dream Remix)".
Uscito il disco, si scopre oggi che soltanto il primo pezzo vi è incluso, ed è l'unico a rappresentare una eccezione pop (l'altra stravaganza è testimoniata da "Count of Unease", che ricorda i Porcupine Tree a vocazione ambient, pur con lo spettro ricorrente di ritmiche artificiali sullo sfondo, sebbene molto sopite): evasi questi due brani, si può affermare che l'opera tutta richiama tout court le fredde semplificazioni plastiche post seventies, che l'inglese cerca (invano) di elevare aggiungendovi vaghissimi spunti attuali.
Per dirla alla maniera derivativa, è un album in bilico tra certa dance di nicchia anni '80 (richiamata anche visivamente da una copertina che pare celebrare l'album "Actually" dei Pet Shop Boys) e gli oscuri minimalismi elettrici dei Depeche Mode, con sporadiche punte del Moby più ermetico e ancor più rare influenze della Björk più rassicurante.
Tutto ciò, con massima cautela, perché non si vuole correre il rischio di ingannare i fan oltranzisti di ciascuno dei gruppi/artisti sopra citati. 
Alla fine dei conti, è un dischetto anche gradevole, da ascoltare (la testa si è mossa a ritmo, lo confesso, all'ascolto di "Follower" e "Personal Shopper"), il quale, tuttavia:
a) non dice nulla che non sia stato detto (meglio) da altri (e molto tempo fa);
b) va obbligatoriamente assimilato immaginandolo non partorito dalla mente creativa di Steven Wilson che, qui, purtroppo, remi in barca, pare alla deriva.
Del tutto irrilevante la presenza di due primissimi come Elton John e Richard Barbieri (ex Porcupine Tree): la loro ospitata, anzi, visti i contenuti disallineati poco sopra dissertati, costituisce una vera e propria aggravante.

Steven Wilson – voce, chitarra acustica (eccetto tracce 3, 5 e 9), pianoforte (tracce 1, 4, 8 e 9), onde corte (tracce 1, 3, 8 e 9), chitarra elettrica (eccetto tracce 1 e 3), basso (eccetto tracce 1, 3 e 7), sintetizzatore (eccetto tracce 1 e 5), campionatore (tracce 2, 6-8), shaker (traccia 2), Fender Rhodes (tracce 4-6), autoharp (tracce 4 e 6), percussioni a mano, battimani, pianoforte Leslie e arrangiamento strumenti ad arco (traccia 5), percussioni (tracce 7 e 9), organo Hammond e vibrafono (traccia 9)
David Kosten – programmazione (eccetto traccia 9), sintetizzatore (traccia 3), bordone (traccia 9)
Yali – voce (tracce 1 e 2)
Mia – voce (tracce 1 e 2)
Michael Spearman – batteria (tracce 2, 4, 7 e 8), hi-hat (tracce 3, 5 e 6)
Richard Barbieri – sintetizzatore (traccia 2)
Wendy Harriott – voce (tracce 2, 5 e 7)
Bobbie Gordon – voce (tracce 2, 5 e 7)
Crystal Williams – voce (tracce 2, 5 e 7)
Rou Reynolds – voce (traccia 2)
Rina Mushonga – voce (traccia 2)
Mos Capri – voce (traccia 2)
JAKL – voce (traccia 2)
Emilia – voce (traccia 2)
Lihi – voce (traccia 2)
Romi – voce (traccia 2)
Guy – voce (traccia 2)
Gali – voce (traccia 2)
Mati – voce (traccia 2)
Tom – voce (traccia 2)
Shai – voce (traccia 2)
Jason Cooper – piatti e percussioni (traccia 3)
Blaine Harrison – voce (traccia 4)
Jack Flanagan – voce (traccia 4)
Nick Beggs – Chapman Stick, chitarra phaser e posate (traccia 5), basso (traccia 7)
Adam Holzman – pianoforte elettrico wah wah (traccia 5), sintetizzatore modulare Doepfer (traccia 8)
London Session Orchestra – strumenti ad arco (traccia 5)
Guy Protheroe – direzione (traccia 5)
Elton John – voce narrante (traccia 7)
Rotem Wilson – voce narrante (traccia 7)
Fyfe Dangerfield – voce (traccia 7)

Anno: 2021
Label: Caroline
Genere: elettropop

Tracklist:
Unself – 1:05
Self – 2:55
King Ghost – 4:06
12 Things I Forgot – 4:42
Eminent Sleaze – 3:52
Man of the People – 4:41
Personal Shopper – 9:49
Follower – 4:39
Count of Unease – 6:08

 


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