Trasposizione italiana dell'opera teatrale "Il calapranzi" ("The Dumb Waiter", in lingua originale), a firma del drammaturgo, attore e regista teatrale inglese Harold Pinter. Il corretto approccio per apprezzare questa rappresentazione è muovere dalla considerazione che la stessa non può essere qualificata quale commedia, come invece si è ostinata a definirla la critica per anni. L'interazione tra i due protagonisti, uno autoritario e poco incline al dialogo, l'altro propositivo, a tratti addirittura vivace, nel suo desiderio di dialogare, genera uno sghembo meccanismo di relazione interpersonale che tratteggia una compagine bicefala, in bilico tra surrealismo e goffaggine. In tal senso, il pragmatismo espressivo di un attore come Simone Colombari risulta particolarmente indicato per il personaggio da lui interpretato, che fa dell'intolleranza, talvolta della prepotenza, il suo modus operandi comunicativo; dal canto suo, Claudio Gregori è perfetto, allorquando si parla di alveo surreale, giacché la sua attorialità è spesso espressione di surrealismo. Al riguardo, sono connotati di una certa logica espressività gli interventi profusi dal suo personaggio, in grado di generare dialoghi vuoti, illogici, talvolta permeati di nonsense. Questa strana combinazione non lascia spazio alle risate - ed è per questo che il termine "commedia" risulta inappropriato - ma anzi si apre al dramma, pur a vocazione grottesca, offrendo l'opportunità di riflettere sugli effetti della convivenza forzata fra persone diverse, distanti, non accomunate, tra loro, di nient'altro che non sia riconducibile a doveri e ad obblighi contrattuali. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 23 maggio 2023. |
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