“Fly from here”, il 20° album in studio del gruppo, fu originariamente realizzato nel 2011, da una formazione molto simile a quella di "Drama", risalente a 30 anni prima: Chris Squire, Steve Howe, Alan White, Geoff Downes e l'allora cantante Benoit David. Il cantante del 1980, Trevor Horn, era presente, non soltanto nelle vesti di produttore, ma anche in qualità di autore dei testi e di musicista aggiunto (cori, tastiera, chitarra acustica). Si noti che, seppur a latere, nel combo figurava ancora Oliver Wakeman, figlio nel noto Rick, già presente in qualità di tastierista stabile degli Yes fin dal 2008, anche dal vivo (QUI la recensione della data romana del tour del 2009). Questa nuova versione, arricchita della postilla "Return trip” (pubblicata in cd nel 2018 e, più recentemente, in vinile), vede tutte le parti vocali ri-cantate da quest'ultimo ed è impreziosita del brano “Hour of Need” (all'epoca apparso come bonus track della sola versione giapponese) e dell'inedito “Don't Take No for an Answer”, registrato anch'esso nel 2011, con Steve Howe alla voce solista. In questa nuova veste, l'album diventa di fatto il seguito di "Drama", dalle cui sessions furono scartati alcuni brani, poi riproposti con titolo differente e nuovi arrangiamenti (è il caso di "Sad Night at the Airfield" e "Life on a Film Set", così come del singolo "We Can Fly"). A parte la prova vocale di Steve Howe, purtroppo pessima, il progetto ha una sua ratio se si considera che si inserisce in un quadro di rivisitazione di uno dei migliori dischi degli Yes post '70 e '80 (è incredibile il divario qualitativo intercorrente con il successivo "Heaven & Earth", decisamente la più insignificante uscita dell'intera discografia del gruppo inglese). Per ovvi motivi, il disco, pur estremamente valido, è consigliabile ai soli completisti, se non a coloro che persero l'uscita originaria con Benoit David alla voce. |
Trevor Horn: voce, cori, tastiera, chitarra acustica |