Un’intervista breve dunque, ma già l’essere stati presi in considerazione ci fa molto piacere. Ma cosa chiedere ad un artista che ha legato a filo doppio il suo nome agli Yes? Di loro sappiamo tutto, di album all’orizzonte, nessuna traccia, quindi una manciata di domande sul loro ritorno in Italia e sul loro ultimo tour.
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- A&B -
Ciao Alan, per ArtistsAndBands è un vero onore ospitarti tra le nostre pagine web. Nuovamente in Italia con gli Yes, per il quarantennale della band. Ma so che vieni spesso nel nostro Paese. Cos’è che ti lega fortemente all’Italia?
- Alan White –
E’ vero, ho molti amici in Italia e vengo spesso a fare lezioni e clinics di batteria nel vostro Paese, specialmente nella Riviera Adriatica. Mi trovo sempre benissimo e mi fa sempre piacere tornarci e poi questo è un appuntamento molto importante, il quarantennale degli Yes e l’Italia ci ha sempre accolto molto calorosamente.
Qual è il repertorio che porterete in tour?
- Alan White –
Il nostro set è un mix di tutta la nostra carriera. Certo ci sono i grandi classici a cui il pubblico non vuole rinunciare ma in mezzo a questi abbiamo deciso di mettere tante cose che sono state incise nel corso della lunga storia degli Yes e che raramente riproponiamo dal vivo.
- A&B -
Che impressione ti fa suonare con Oliver Wakeman, il figlio di Rick?
- Alan White –
Incredibile, anche perché questo ragazzo l’ho visto nascere. La cosa più singolare è che veramente sembra tutto suo padre, sia nel look sia come suona (e questa è un’ottima cosa), e soprattutto fa gli stessi scherzi che faceva Rick.
- A&B -
Siete soddisfatti del nuovo cantante?
- Alan White –
Assolutamente. Va detto che Benoit David ha avuto un successo straordinario in America, se chiudi gli occhi sembra di ascoltare la voce storica di Jon Anderson. La chimica musicale con lui è ottima e soprattutto riesce a toccare i livelli della nostra musica.