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Sabot
Clear

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La sezione ritmica dei disciolti Forethought (misconosciuto trio punk di San Francisco, autore di due lavori omonimi usciti nel 1986, pubblicati rispettivamente in cassetta e 45 giri), dà vita nel 1988 ai Sabot, duo piuttosto prolifico (13 i lavori pubblicati fino ad oggi, tra album, singoli e ep), i cui musicisti (Christopher Rankin, bassista in passato dedito al sintetizzatore, al sassofono e al clarinetto, e Hilary Binder, batterista forte di studi classici al violino e al pianoforte) vantano esperienze assai eterogenee: dalla permanenza in gruppi di musica industrial e punk, agli ascolti di musica classica, jazz, prog, industrial, noise e soul.

"Clear" - loro quattordicesima fatica discografica, già disponibile in formato digitale, dal 5 ottobre anche in 10 pollici (clear di nome e di fatto, stante il colore chiaro/trasparente scelto per il vinile) - contiene 4 brani di difficile etichettatura, che paiono attingere dalla variegata compagine crossover di certa scena americana a cavallo tra '80 e '90.  
"Fall There", ad esempio, sembra presentare influenze del più ruvido grunge (sul finire del brano anche a vocazione decadente), ma con continui cambi di tempo e un basso assai avvolgente: è difficile da credere, ma la distorsione utilizzata da Rankin copre l'assenza di chitarra e tastiere, di cui, strano ma vero, non si sente affatto la mancanza.
"Edge of Clarity" pare omaggiare i deliri multidiscplinari del John Zorn più visionario, pur in assenza di sax e sempre con impostazione assai grezza, chiaro retaggio delle esperienze punk dei due musicisti. 
"The Hunt" offre uno scenario ove Les Claypool (Primus) si troverebbe perfettamente a proprio agio, mentre ascoltando "Paper, Scissors, Rock" pare che siano vagamente della partita gruppy funky-rock di matrice black, come i 24-7 Spyz e i Living Colour.
Tutto ciò è sublimato dalla ostinata volontà di offrire una musica strumentale e del tutto priva di sovraincisioni.
Alla luce di quanto sopra, se da un lato non riusciamo a cogliere somiglianze con i nipponici Ruins (come loro, un duo basso/batteria), a causa di un indirizzo a vocazione più noise e delirante manifestato da questi ultimi, dall'altro ci sentiamo di aderire alla formula "jazzrock progressivo complesso", definita dagli stessi Sabot in sede di comunicato stampa: non c'è traccia di prog in questo lavoro, beninteso, men che meno di jazz, ma gli americani sanno saccheggiare abilmente da questi due generi musicali il desiderio di demolire la tradizionale formula canzone, proponendo una musica mai doma, sempre cangiante, nondimeno irrequieta, che esprime un pieno perseguimento di intenti.
In chiusura, si segnalano le due uniche date italiane del gruppo: il 18 a Roma presso il C.S.O.A. Forte Prenestino, il 19 a Firenze, al NExt Emerson24.

Prossimi 6 spettacoli in Europa, ad ottobre:
5 - Varsavia/ADA
11 - Praga/Meet Factory
18 - Roma/C.S.O.A. Forte Prenestino
19 - Firenze/NExt Emerson
24 - Berlino/Schokoladen
25 - Berlino/Supamolli




- ENGLISH VERSION -

The rhythm section of the disbanded Forethought (a little-known punk trio from San Francisco, which released two homonymous works in 1986, published respectively on cassette and 45 rpm), reformed in 1988 in a new band called Sabot.
This rather prolific duo (13 works published to date, including albums, singles, EPs and books), whose musicians (Christopher Rankin, bassist in the past dedicated to the synthesizer, saxophone and clarinet, and Hilary Binder, drummer with classical studies on violin and piano) boast very heterogeneous experiences: from being in industrial and punk music groups, to listening to classical, jazz, prog, industrial, noise and soul music.
"Clear" - their fourteenth album, available from October 5th in vinyl and digital format, also in (the 10" vinyl is clear not only in name, but also in the light/transparent color chosen for the vinyl) - contains 4 songs that are difficult to label them, and which seem to draw from the varied crossover groups of a certain US scene between the '80s and '90s. "Fall There", for example, seems to present influences of the roughest grunge (towards the end of the song, with even a decadent vocation), but with continuous changes and a very enveloping bass: it is hard to believe, but the distortion used by Rankin covers the absence of guitar and keyboards, which, strange but true, are not missed at all.
"Edge of Clarity" seems to pay homage to the multidisciplinary delirium of the most visionary John Zorn, despite the absence of sax, and always with a very raw setting, a clear legacy of the punk experiences of the two musicians.
"The Hunt" offers a scenario where Les Claypool (Primus) would be perfectly at ease, while listening to "Paper, Scissors, Rock" it seems that they are vaguely of the black funky-rock group game, like 24-7 Spyz and Living Colour.
All this is sublimated by the obstinate will to offer instrumental music and completely free of overdubs. We cannot see similarities with the Japanese Ruins (like them, a bass/drums duo), due to a more noise and delirious vocation manifested by the latter; on the other hand, we do feel like adhering to the formula "complex progressive jazzrock", as defined by Sabot themselves in the press release. There is no trace of prog in this work, of course, much less jazz, but the Americans know how to skillfully plunder from these two musical genres with a desire to demolish the traditional song formula, proposing a music that is never tamed, always changing, nonetheless restless, and which expresses a full pursuit of intent.
Finally, we would like to point out the exclusive shows in Europe, in October: 
5 - Warsaw/ADANext
11 - Prague/Meet FactoryOctober
18 - Rome/C.S.O.A. Forte Prenestino
19 - Florence/NExt Emerson
24 - Berlin/Schokoladen
25 - Berlin/Supamolli









Hilary Binder - drums
Chris Rankin - bass

Anno: 2024
Label: Spessore Rocks/Cesta
Genere: avant-rock, instrumental, experimental, mathrock, post punk

tracklist
1. Edge of Clarity
2. The Hunt
3. Fall There
4. Paper, Scissors, Rock


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