Intervista a Jerry Cutillo di Gianluca Livi Introduzione Uscito in vinile il 9 settembre per Goodfellas e presentato meno di 20 giorni dopo alla XXVIII Fiera del Disco/Music Day di Roma, il nuovo album degli OAK - Oscillazioni Alchemico Kreative (lo abbiamo recensito QUI), si scrolla definitivamente di dosso l'etichetta di band devota ai Jethro Tull e presenta sonorità complesse e tematiche mistiche di grande suggestione e fascino. Ne abbiamo parlato con il leader della band, Jerry Cutillo. Intervista A&B: Ciao Jerry. Inizierei con il vostro ultimo lavoro, un album che esplora nuove e diverse sonorità.Jerry Cutillo: Ciao Gianluca. Nell’ultimo “Nine witches under a walnut tree” ho approfondito ulteriormente il versante keyboard oriented sperimentato in “Giordano Bruno” dove avevo eliminato il sound elettrico delle chitarre in favore di mellotron, hammond e piano lasciando le sei corde suonare unicamente in forma acustica. Ho anche inserito tracce di synth analogico per completare il sound con un tocco “space”. A&B: A causa di queste nuove direzioni, oggi l'etichetta di cover band dei Jethro Tull appare decisamente lontana... Jerry Cutillo: È evidente che con questi presupposti ci si sia allontanati parecchio dagli standard tulliani. Il tributo degli O.A.K. ai Jethro Tull è infatti un retaggio del panorama romano inizio anni ’90, quando Radio Rock promuoveva i sabato sera al Palladium con la loro discoteca preceduta dalla cover band di turno. In un’intervista ai microfoni della loro radio, ricordo il dj Prince Faster ironizzare sulla scelta della mia band di optare in favore dei Jethro Tull come gruppo da tributare. In quegli anni infatti il gruppo di Ian Anderson era caduto in disgrazia ed aveva subito un forte calo di notorietà. Tuttavia, tornando alla produzione O.A.K. e considerando il fatto che le classificazioni relative ai generi musicali rimangono sempre e comunque lavoro per giornalisti, posso azzardare a definire la mia musica un Prog Folk Psichedelico. A&B: A livello di tematiche, siete rimasti nell'alveo del concept album, come già fu per "Giordano Bruno". Stavolta hai trattato il tema delle streghe dedicando a nove di esse altrettanti brani musicali. Come sei approdato a questo genere di tematiche? Jerry Cutillo: Ho sempre avvertito come dei sottili filamenti che univano i miei sforzi compositivi alla sfera dell’immaginifico. L’altra parte del nostro “io” rimane buia fino a quando non se ne riescono a penetrare i segreti. Nel mio caso, dopo aver effettuato un’adeguata purificazione della coscienza, ho provato ad addentrarmi nei labirinti del passato, rievocando eventi storici anche piuttosto raccapriccianti. La mia zona di provenienza è il Sannio, una terra densa di leggende tra le quali spicca quella di un albero di Noce nei pressi di Benevento. Una pianta magica e possente ritenuta dal clero “maledetta”. Sembra infatti che nonostante le fossero estirpate le radici (al di sotto delle quali venivano rinvenuti serpenti) l’albero ricresceva più rigoglioso di prima e questo successe più di una volta. Per il concept dell’album ho provato ad immaginare un sabba sotto i suoi rami elaborando una data, quella del 14 novembre 1572, in cui la terra era particolarmente luminosa in seguito all’esplosione della supernova Tyco nei cieli della galassia Cassiopea. A quell’appuntamento esoterico parteciparono nove streghe provenienti da diverse parti d’Europa. Ognuna di loro diede prova della propria abilità con esibizioni sorprendenti. Interagirono insieme in uno scambio di conoscenze divinatorie e subliminali. A&B: Vuoi spiegare meglio le connessioni tra la città di Benevento e l'influenza longobarda? Jerry Cutillo: Dal 571 d.c. il territorio del Sannio rimase sotto il dominio longobardo. Alcuni secoli dopo gli antichi rituali sanniti, furono infatti i cavalieri del Ducato di Benevento a riaffermare il culto del magico noce e a farne un simbolo dell’esoterismo medievale. La opening track “Chlodswinda” rievoca le gesta del popolo proveniente dalla Scandinavia meridionale con una magica danza con la spada eseguita da una strega discendente dal popolo nordico. Mitologia e culti esoterici traspaiono dai movimenti della guerriera. A&B: Rimane assodata la partecipazione di un numero piuttosto alto di membri dei Jethro Tull ai live e ai dischi degli OAK. Puoi condividere con noi queste esperienze? Jerry Cutillo: Quando nel ’96 lessi un trafiletto su un quotidiano che accennava ad un incontro di fans a Castel Ceriolo (AL), io e il mio amico Mario, proprietario del pub “Aqualung” in zona San Lorenzo, partimmo senza indugio. Eravamo entrambi sorpresi per l’aver individuato un’altra colonia tulliana sul suolo italico. Quando arrivammo nel piccolo teatro di campagna dove si svolgevano le esibizioni ci sembrò di vivere in un sogno perchè trovammo un’atmosfera molto bucolica. Tra i presenti c’era Glenn Cornick con la sua immancabile fascetta intorno alla fronte. Era cordiale con tutti e distribuiva sorrisi e saluti indistintamente. Ad un tratto qualcuno al microfono chiamò a raccolta tutti i flautisti in sala, rinnovando l’invito a partecipare al flute contest che si sarebbe tenuto a breve. A quell’annuncio il mio amico Mario si precipitò ad inserirmi nel programma. Sapeva della mia abitudine a trasportare sempre con me lo strumento, cosí, di sua iniziativa e senza nemmeno consultarmi, mi gettò in pasto alla platea dei tullofili. Il caso volle che io vincessi quel singolar tenzone e che mi guadagnassi un forte ascendente nei riguardi del leggendario bassista della Boureè di Stand up. L’anno dopo mi trovavo sul palco insieme a lui, il mitico Glenn Cornick, per una serie di concerti sul nostro territorio nazionale. A&B: Poi fu il turno di Clive Bunker... Jerry Cutillo: Con Clive Bunker suonai al Foro Italico e in altre location. Ci eravamo conosciuti ad una convention del fan club de iTullians. Io ero in scaletta con gli Oak ed avevamo in formazione Glenn Cornick. Quest’ultimo mi presentó al suo vecchio amico batterista definendomi il clone di Ian Anderson…ed io capii che forse mi ero spinto troppo oltre con il tributo ai Jethro. Poi ci fu la scoperta del fan club spagnolo dei Tullianos e la conoscenza di Maartin Allcock con il quale effettuai dozzine e dozzine di spettacoli, incluso quello al Festival di Cropredy in Inghilterra. Con lui si instaurò un rapporto di fortissima amicizia. Dopo i numerosi spettacoli insieme, cominciò a chiamarmi “little bro”. Devo però ammettere che con lui, nonostante il forte legame, la stima e il rispetto, non riuscii ad andare oltre il JT tribute e poco altro. Le sue radici affondavano nel folk inglese tradizionale mentre le mie visioni hanno sempre avuto bisogno di un approccio maggiormente pionieristico, sperimentale e psichedelico. Poi all'evento romano denominato “Jethro Tale” conobbi Dave Pegg e Gerry Conway. Erano miei ospiti e realizzammo il primo evento romano dedicato ai Jethro Tull. In seguito ebbi la fortuna di suonare anche con Barriemore Barlow che però non ricordava neanche gli stacchi di “Aqualung”… A&B: Nel tuo ultimo album suona Jonathan Noyce, il penultimo bassista dei Tull. Jerry Cutillo: Jonathan Noyce è il musicista più rapido e risolutivo che abbia mai conosciuto. Riesce subito a capire cosa suonare ma soprattutto cosa “non” suonare. E questa è una virtù appartenente alla specie dei geni. Ci sono comunque numerosi altri musicisti, ben noti, con cui ho condiviso esperienze musicali molto formative. A&B: Tra questi, David Jackson, anche lui ospite nell'ultimo album. Jerry Cutillo: Cominciai ad ascoltare i VDGG ad appena dodici anni e nei disegni in classe riempivo i miei fogli con fiamme e sagome di pipistrelli. L’insegnante mi prese in disparte e mi chiese se fosse tutto a posto in famiglia. Io risposi di si; non potevo certo confessarle di non saper disegnare e di aver cominciato ad ascoltare la musica dei VDGG! Con David Jackson ci fu immediatamente una forte intesa musicale. Io provenivo dal suo stesso microcosmo ed ero abituato al gap generazionale di chi aveva fatto il ’68 e di chi, come me, l’aveva soltanto potuto sognare dai racconti degli amici più grandi. Il collante che ci ha unito è stato sicuramente il mio modo di comporre e la sua apertura mentale. Ricordo che la mia lettura di uno dei classici dei VDGG lo sorprese. Coglierne le sfumature, i particolari e la quintessenza non era cosa da tutti. A&B: C'è qualcuno con cui non ti sei trovato bene? Jerry Cutillo: Mi ritengo molto fortunato ad avere avuto più volte il privilegio di condividere esperienze artistiche con alcuni dei miei idoli adolescenziali. Ovviamente, ci sono state anche un paio di collaborazioni alquanto deludenti di cui però preferirei non parlare. A&B: Con chi vorresti ancora collaborare? Jerry Cutillo: Per le mie prossime composizioni mi piacerebbe poter affidare le architetture ritmiche al batterista Gavin Harrison e confermare la presenza al basso di Jonathan Noyce. Ovviamente opterei per David Jackson ai sassofoni e…. a tutto il resto penserei io. A&B: Tu hai pubblicato per varie etichette. Cosa puoi dire dell'esperienza con Aerostella? Jerry Cutillo: Iaia De Capitani è una vera forza della natura. Ha una particolare empatia con gli artisti molto sensibili ai temi della salvaguardia delle specie animali e della tutela dell’ambiente. Ha inoltre una forte attrazione verso il mondo dell’esoterismo e quindi, in seguito alla sopraggiunta indisponibilità del patrono della Black Widow Massimo Gasperini... A&B: Cioè? Jerry Cutillo: Al momento dell’uscita dell’album “Viandanze”, primo step della trilogia esoterica, girai alcuni video con il produttore Marco Viale. Le riprese del brano “Giubileo” in particolare, mostravano la statua di Giordano Bruno in Piazza Campo de Fiori, poi Piazza San Pietro ed infine l’Ambasciata Francese in Piazza Farnese. I riferimenti esoterici erano espliciti e quando il giorno dopo avvenne l’attacco terroristico al Bataclan di Parigi, un brivido mi attraversò la schiena. Quel richiamo occulto arrivò a Mr Gaperini che cominciò ad interessarsi all’affare O.A.K. Mi chiese quale fosse il motivo del mio interesse per Giordano Bruno ed io risposi esaurientemente. Poi, per dimostrarmi il suo attaccamento al filosofo nolano aggiunse: “Scherzi, io ci farei un album intero su di lui” ed io replicai: “Si…ma doppio!” E la sfida fu lanciata. In un tempo relativamente breve portai a conclusione la produzione dell’album e posi come dead line l’anniversario della morte di Giordano Bruno, il 17 febbraio. Mr Gasperini purtroppo aveva altri impegni da portare a termine e non potè garantirmi la realizzazione del prodotto in tempo utile. Quindi mi rivolsi ad altri. A&B: Torniamo alla Aerostella... Jerry Cutillo: Si. dicevo che fu Iaia, con la sua Aereostella (Immaginifica) a stampare il doppio vinile con cd incluso “Giordano Bruno”. Ciò avvenne in tempo per il lancio dal vivo al Planet club di Roma insieme a David Jackson e Jenny Sorrenti il 17 febbraio, giorno dell’anniversario della morte sul rogo del filosofo nolano. Poi, a distanza di poco più di due anni, ne ha ristampato la versione in cd (cosa molto significativa e che accade molto raramente dalle nostre parti). A&B: Perchè non stampare per Aerostella anche “Nine witches under a walnut tree”? Jerry Cutillo: Iaia avrebbe ripetuto volentieri l’operazione anche per questo ultimo album ma il Covid congelò le trattative che avevamo in corso (il 2 marzo avremmo dovuto aprire la terza edizione della Prog Exhibition con i Caravan all’Auditorium di Roma e presentare il nostro nuovo LP). La forzata interruzione degli eventi sul calendario provocò un cambiamento di rotta. Provai a sfruttare i tre mesi di lock down per migliorare la produzione del master e diedi al progetto una dead line, quella del nove settembre. E, senza scomodare la numerologia, la data ha funzionato perchè questo autunno “Nine witches under a walnut tree” sta dilagando su radio, riviste specializzate e tv di tutto il mondo (la TVRDO olandese lo ha dichiarato album del mese di novembre 2020). A&B: Due parole anche sulla distribuzione Self.... Jerry Cutillo: Non pervenuta! Inesistente! Ma nonostante ciò, “Giordano Bruno” ha venduto e continua a vendere in modo considerevole. Le modalità d’acquisto rimangono però spedizioni private, negozi on line e poche altre rivendite specializzate in vinile. A&B: Oggi gli OAK sono approdati a Godfellas. Doveroso chiederti di questa ultima esperienza. Jerry Cutillo: Per velocizzare la stampa dell’ultimo vinile, nel timore (ora rivelatosi più che fondato) di una recrudescenza dei contagi da Corona virus, la scorsa estate mi sono rivolto a Goodfellas. Loro hanno attivato i contatti con una stamperia nel milanese ed io ho incrociato le dita nella speranza che l’operazione andasse in porto. A&B: Vorrei sapere da te quali sono i gruppi new prog che ritieni rilevanti e che hanno influenzato gli OAK dalla fine degli anni 80 ad oggi. Jerry Cutillo: Devo ammettere che in passato avevo una maggiore aderenza rispetto alle uscite discografiche e agli aggiornamenti relativi alle band emergenti. Senza alcuna distinzione di genere, ho sempre avuto ed ho tuttora interesse verso ogni forma di novità artistico musicale. Molta musica viene definita “prog” anche se non ne ha i connotati mentre, al contrario, molte cose ne hanno le qualità ma vengono catalogate con altri titoli. Dagli anni 80 ad oggi non userei comunque la parola prog, e i gruppi per i quali ho nutrito interesse hanno bacini di utenza diversi. Parlo di Portishead, Mercury Rev ma anche Jdi eff Buckley, alcune cose dei Depeche Mode (il loro "Songs of Faith and Devotion" è un autentico capolavoro). Senza dimenticare Ozric Tentacles, Bark Psychosis, Porcupine Tree, Gorky Zygotic Minchi, etc… A&B: Recentemente è scomparso Eddie Van Halen. Io sto chiedendo a gente che non suona e non segue hard rock e heavy metal cosa pensa di questo chitarrista e quale sia il suo lascito. Jerry Cutillo: Come detto, le mie preferenze musicali hanno avuto negli anni un “wide range” di stili e generi. Inoltre, il mio polistrumentismo ha sviluppato una visione d’insieme ed ha focalizzato la mia attenzione su più di uno strumento. Nella prima metà degli anni ’80 ho suonato la chitarra elettrica in varie formazioni rock. Di conseguenza il fascino dello stile chitarristico di Eddie van Halen catturò anche me. Non sono un amante del tapping nè della leva e tantomeno delle sonorità metal ma devo ammettere che la sua personalità mi colpí notevolmente. A&B: Progetti futuri? Jerry Cutillo: Ho trovato finalmente un pò di tempo per scrivere e forse riuscirò entro breve termine ad ultimare il mio RockBook. Un progetto audio-letterario che ripercorre un pò di esperienze vissute in prima linea che spero possano essere d’aiuto a quanti vogliano intraprendere la carriera musicale nel nostro paese. Un vademecum per giovani e inesperti aspiranti musicisti che vogliano evitare le trappole tese dai venditori di sogni. Una sorta di 100 consigli utili per realizzare e affermare la propria creatività senza troppi scivoloni, perdite di tempo e di denaro.Poi, ovviamente, nel 2022 un nuovo disco. Cosí da non perdere il ritmo. Un disco ogni due anni come negli standard europei. A&B: Ultime parole per i nostri lettori Jerry Cutillo: Grazie per l’attenzione. È stato un piacere rispondere a domande cosí pertinenti e stimolanti. Alla prossima uscita e…Prog on! |
OAK Jerry Cutillo: all instruments
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