Quest'opera teatrale, che ha vinto il concorso "Cortometro" come miglior corto e miglior testo, vede impegnati sei giovani attori che esprimono certamente delle potenzialità. Al riguardo, preme segnalare Marianna Di Maso e Sofia Ferrero, che offrono ciascuna una prestazione piuttosto frizzante, nonché l'attore che interpreta il ruolo del Secondo, che palesa la rara capacità di far sorridere senza mai sorridere egli stesso. Gli altri tre attori, infine, paiono prestarsi al ruolo di spalla, sebbene siano in grado di gestire protagonismi efficaci ed in grado di esercitare un certo ascendente sugli astanti. Soltanto uno dei tre non riesce a fuggire dalla gabbia del dialetto romano, cosa che lo rende certamente meno efficace degli altri. Ciò che non convince, di questa rappresentazione, è ascrivibile alla sceneggiatura e alla regia: il surreale è l'alveo percorso fin dall'inizio ma viene inizialmente incuneato all'interno di uno scenario triste, finanche plumbeo, peraltro regolato da meccanismi quasi trasversali, al limite della sperimentazione. Qualche successiva incursione nel faceto pare cambiare effettivamente la direzione e il profilo della tragicommedia pare delinearsi all'orizzonte: tuttavia, questo nuovo contesto è pregiudicato da una regia ostinatamente protesa al mantenimento della connotazione sperimentale e anche le battute ilari, pur cresciute nel numero, appaiono decontestualizzate. Quella sull'esame universitario di anatomia umana, poi, anticipa la notizia dell'antropofagia, perdendo tutto il suo potenziale (dovrebbe, invece, essere lanciata dopo il disvelamento dell'orribile segreto). Sul finire, l'esibizione si dirige verso un orizzonte definito, incuneandosi nella compagine della commedia, ma i dialoghi non decollano e le battute riescono a strappare soltanto qualche timida risata: tutto il potenziale surreale accennato in apertura viene soffocato in questo modo, tiepidamente ma inesorabilmente, ed è un vero peccato, giacché il soggetto è interessante. Non è gradevole assistere allo svilimento di questi giovani talenti, le cui potenzialità dovrebbero essere impiegate diversamente. Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 28 gennaio 2023. |
Laboratorio di Arti Sceniche di Massimiliano Bruno |