Il decadentismo mediatico di metà anni '80, incentrato sulla messa in scena di spettacoli televisivi sgargianti ma poveri di contenuti, pericolosamente intrisi di messaggi commerciali.
Ma non soltanto: "Ginger & Fred" è anche cinica visione della difficile condizione degli (artisti) anziani, beffarda rappresentazione della diversità, crudele collocazione della donna all'interno del ménage domestico, il tutto giocato a ridosso di un amore tutt'altro che fiabesco, giacché irrimediabilmente mancato, intriso quindi di dolore e di rimpianto. Ginger e Fred, asserisce Monica Guerritore in una nota stampa, appartengono ad un "mondo fatto di incanto, come la luna di carta che Fred ha chiesto al macchinista di far apparire magicamente durante il ballo, non c'è più. Sono solo 'materiale di varia umanità' usata per riempire il tempo tra una pubblicità e l’altra. È nell’osservazione di questo piccolo popolo, nella comprensione, nella partecipazione alle loro vite disvelate durante le ore di attesa, nella loro umanizzazione prima di essere usati come "caricature" e spediti al massacro, che emerge la pietas che spinge Fellini a scrivere e dirigere Ginger & Fred. Il mondo di Fellini è illusione e suggestione. La scena non descrive ma allude, indica uno spazio "altro": le luci di una festa finita da tempo, le insegne di una discoteca riminese, l’Eden Rock. È quello il mondo che accoglie Ginger e Fred. E che ne racconta la fine”. In questo suo ultimo film, quindi, Fellini diventa qui del tutto sferzante, particolarmente caustico e abile nell'estremizzare il farsesco, a tratti spinto in direzione spasmodicamente grottesca. Ed invero, l'attrice/regista riesce perfettamente a proporre questo lato estremo del noto cineasta, pur utilizzando un cast che taglia giocoforza talune delle figure caricaturali originariamente inserite nella nota pellicola. Preme segnalare la performance di Massimiliano Vado, che si muove nel range esteso che va dal signorile interiore decoro, alla sguaiata e sgraziata scompostezza, e della stessa Monica Guerritore, particolarmente efficace nell'intepretare una donna sbigottita ancora animata da un minimo di dignità interiore. L'opera risulta estremamente efficace nel rappresentare questa visione a tratti cruda di Fellini, pur considerando la prima mezz'ora dello spettacolo, non soltanto eccessivamente povera di luci e colori, ma anche volutamente lenta, finanche indolente nell'incedere narrativo, circostanze che costringono il pubblico ad uno sforzo non indifferente, peraltro lievemente accentuato dall'assenza di una pausa centrale. Fortunatamente, la seconda parte dello spettacolo è abilmente giocata sul contrasto tra forma e sostanza, sublimato dalla rappresentazione di uno scenario finalmente multicolorato, quasi scintillante, costruito attorno al dolore interiore, la disgrazia improvvisa, lo scarsissimo substrato interiore, in una ricerca sfrenata dell'edonismo più becero e piatto.
Questa recensione si riferisce alla rappresentazione del 16 gennaio 2024.
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GINGER E FRED
di Federico Fellini, Tonino Guerra, Tullio Pinelli
con MONICA GUERRITORE MASSIMILIANO VADO Alessandro Di Somma Mara Gentile Nicolò Giacalone Francesco Godina Diego Migeni Lucilla Mininno Valentina Morini Claudio Vanni
scenografia Maria Grazia Iovine costumi Walter Azzini coreografie Alberto Canestro light design Pietro Sperduti regista assistente Leonardo Buttaroni direttore allestimento Andrea Sorbera adattamento e regia MONICA GUERRITORE
TEATRO QUIRINO/VITTORIO GASSMAN Via Vergini, 7 ROMA tel: 06 6794585
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La biglietteria è aperta con orario continuato dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 18.00, la domenica dalle 12.00 alle 18.00.
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