In meno di due anni di militanza i viareggini Metropol Parasol arrivano all’esordio con “Farabola”, comprensive di 7 tracce stratificate e dal diverso rilievo.
Se da un lato, va dato atto quanto sia stato importante variegare il tracciato, dall’altro sono incappati nel frequente errore di molte bands di voler dimostrare sùbito la propria duttilità nel proporre qualcosa che non sia banale ma occorre che ci sia un collante giusto, un trait-d’union, uno spago sonoro che eviti, alle tracce, di legarsi con bruschi cambi uditivi, spiazzanti per l’ascoltatore. L’esempio lampante è dato dalla successione di “Millenovecentonovantasei” e “Emile”: la prima è una canzone, se vuoi, comprensibile nelle intenzioni malinconiche e colma di amarcord ma inconsistente nell’approccio ed esile nella struttura: la seconda sbraita di violenza tematica con un rimpallo tra emo-core e punk, che tradotto significa genuinità e cuore. Capito l’antitesi? Però, in apertura, i ruggiti chitarristici di “I.n.n.o.” si apprezzano per saper accompagnare il canto serrato e narrante di Francesco Tamagnini, che s’inasprisce in un finale ossessivo, seppur tirato troppo per le lunghe. “Quel pezzo” viaggia su accordi lineari ma capaci di imprimerli col giusto impatto e la pausa nel mezzo dà respiro al brano. Con la cover di “Garrincha”, i toni si stemperano al momento opportuno, con una ballad al minimo strumentistico: solo drum-machine ed effetti di synth. Di freddo c’è ben poco in “Inverno” : semmai calore e acidità punk-rock a marcare l’impossibilità di cambiare il presente in un’epoca malata. Ancora i bassi potenti e distorti della seguente “Onde” è un retaggio gustoso di una certa new-wave che flirtava col punk. Visto? Ci sono cose buone da salvare in “Farabola” e, se in futuro, i Metropol Parasol presteranno più attenzione a non cadere in certe anzidette ingenuità , se la possono giocare bene: i numeri ci sono ma occorre maturare e perfezionare ancora uno strato d’esperienza. Tracklist:
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