Per descrivere l’ineluttabile decadenza umana, tanto malata quanto apatica e sottomessa, su che genere sareste indirizzati? I pisani Porco Rosso puntano su quello più consono e spaventoso: l’horror-punk, infarcito di synth ed elettronica. Sono due ma terrorizzano per cento, con una spiazzante effettistica che mira ad una benefica scossa delle anime viventi (?). Mah… è proprio il punto interrogativo che lancia il dubbio: in realtà, di vivo, cosa è rimasto? Solo zombi vaganti con la presunzione di essere vivi, senza avere coscienza di stare alla mercè degli sporchi giochi di Potere, ingrassati da interessi e spocchia d’immagine. E allora, che l’inferno cominci con i 10 angoscianti proclami di Living dead, che si snodano su labirinti sintetici di loops e tastiere acidissime con canti strazianti che ci richiamano all’ordine: quello di restaurare la vita quanto prima (se non è già troppo tardi…). Ed in questo caos terreno non se ne parla proprio di “Baci e abbracci”, perché l’apocalisse si è consumata in tempi rapidi. Tutto questo grazie alla “Marcia dei maiali”, commentata da synth stridenti e asettico punk decelerato. Ma, nella massa del grufolare umano si scivola, inevitabilmente, negli abissi del “Profondo nero”, con tipica ossessione di percussioni asciutte e martellanti. Il duo bastona e dissacra alla cieca senza scrupoli. Non confondete la lirica Verdiana di traccia otto “La Traviata” con “Il Traviatore”: qui arieggiano tasti saltellanti e gommosi su scie velenose di synth. Il declino è ultimato con la delirante “Night breed”, paranoica all’inverosimile ma con intenti destanti per contrastare gli effetti soporiferi iniettati sul popolo dagli strateghi di Palazzo. Con questo manifesto allarmistico i Porco Rosso hanno attuato al meglio la loro missione: quella di offrire un benefico impatto sovversivo sulle coscienze, affinchè le prossime generazioni non si trovino (anche loro) inciso sulla schiena l’epitaffio “RIP”. E cosi sia…. Year: 2017 TRACKLIST FORMAZIONE:
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