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Fabrizio Tavernelli
Fantacoscienza

A cavallo tra gli anni sessanta e settanta il critico cinematografico Cosulich inventò il neologismo della “fantacoscienza”, perché convinto che ci poteva essere un contatto dimensionale tra lo spazio esterno e quello interiore della coscienza. Il primo esempio, in pellicola, che si occupò di questo concetto non poteva che essere il più grande film di tutti i tempi: “2001 Odissea nello spazio”, datato 1968. Si è oggi appropriato di questo concetto, dedicandogli il suo terzo lavoro da solista, Fabrizio Tavernelli per il quale possiamo certamente  coniare il termine “cantaUFOre”.
Eh, si, il Nostro è effettivamente di un altro pianeta: non tanto per la sua bravura, ineccepibile e consolidata da tanta militanza in una decina di band (sempre formate da lui stesso), quanto per la incredibile capacità di saper scandagliare in profondità le ricchezze dell’animo umano, pur nei diversi strati di realtà intersecanti.
E’ un viaggio che lui stesso prova a condividere con noi umani tramite le tredici tracce di “Fantacoscienza”. In pochi riescono come Fabrizio, che alza orgogliosamente la bandiera del cantautorato alternativo (d’altronde, è di Reggio Emilia, città del Tricolore, e non poteva essere altrimenti !).
E’ un viaggio decisamente affascinante e insolito, il suo, che si snoda sull’autostrada dell’universo con le sue “Infinite combinazioni”, brano che è già dal titolo è da tenere d’occhio, perché è un gran bel sentire di accennato funky con un refrain che prende al primo giro.
Anche “Il Raggio della morte” è di forte attrattiva, in quanto narra di un episodio misterioso nel periodo bellico che coinvolse l’appuntato Franco Marconi, scopritore di un’arma micidiale. Il brano è sostenuto da un basso potente che rende l’idea della drammaticità del tema. E’ ferma intenzione del reggiano proseguire idealmente le alchimie esoteriche del lavoro precedente “Volare basso” e soprattutto di “Nomade psichico” dei suoi indimenticati Acid Folk Alleanza. Il nostro “alieno” condisce parte dei brani anche con delle componenti ossessive-tribali di loops e canto, riscontrabili in “Fauni” ,“Antroapologia” e “Distorta Gestalt”. Insomma, è un tourbillon di rock, punk, indie e uno spioncino perfino di jazz. L’episodio che sicuramente ha inciso nel profondo di Fabrizio è l’incontro avuto in aula alle scuole medie con Peter Kolosimo, noto scrittore di tematiche scientifiche e ufologhe, culminato con il regalo di un suo libro. Ebbene, in quanti si sarebbero ancora chiesti, a distanza di tanti anni, quale fu la ragione, la fortuità e le implicazioni che fomentarono quel dono? Fabrizio contraccambia dedicandogli l’apertura dell’album con “Kolosimo”. 
Il disco prenderà certamente la sua bella fetta di mercato ma non tutta la torta.
Ad ogni modo, è caldamente consigliato per la suggestione continua che scorre nei testi di un fiume in piena e per le sonorità ricercate ed innovative, che fanno di Tavernelli un geniale marziano con l’inguaribile pallino di scendere negli abissi dell’anima allo scopo di  smascherare l’imponderabile.

Formazione:
Lorenzo Lusvardi
Marco Norisknofunk
Marco Tirelli
Alessandro De Nito

Tracklist:
01. Kolosimo
02. Hollow Baobab
03. Fauni
04. Fantacoscienza
05. Antroapologia
06. Non ho detto niente
07. Distorta Gestalt
08. Il Raggio della morte
09. Il Tradimento
10. Infinite combinazioni
11. Mi guardi come un Ufo
12. I miei amici
13. Flauto dolce

 


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