Pensate alla semplice operazione che abbiamo fatto tante volte: quella di mettere nel lettore un cd, senza pensare quanto sbattimento ci sia intrinseco per la sua realizzazione. Però, chi può immaginare che un album sia contemplato da 14anni , passando da vari crocevia collaborativi?
“Spazi di vita scomodi” del milanese Giuseppe Fiori, salta fuori da glutei poco statici e maniche tirate su con impegno alacre e militanza in varie formazioni, tra cui Rezophonic ed Egokid (imminente una prossima uscita). Si intuisce, quindi, che Giuseppe non è stato di certo a girar pollici, in attesa della manna dal pentagramma; piuttosto l’ha saputo domare con saggia maestria di bassista e polistrumentista. Nonostante tutto, non poteva certamente giocarsela da solo, ad eccezione di “Toys” dove se la canta e se la suona interamente lui, scalzando dallo sgabello perfino suo fratello batterista Raffaele. Perciò, ha riunito una manciata di prestigiosi musicanti noti (come Andy dei Bluvertigo e Lele Battista, anche in veste di produttore artistico) e meno celebri, ma decisamente preparati. Nella passerella del cd sfilano tessuti di ottimo cantautorato, orlati da pizzi di rock e spilli di elettro-wave, tanto per pungere nei momenti cruciali come in “Nonostante tutto”, in cui a Giuseppe non piace stupire facile. Gli piace inaugurare il suo lavoro con una sfida a se stesso , piazzando il brano più impolverato dal tempo: quel “Spazio” chiuso nel cassetto da 14 anni, con un basso rimarcato dalla sua competenza. Però, “Fuori di qui” già sfocia con un accennato blues ma dopo torna alla casa maestra , quella cantautorale più tradizionale. Il canto di Fiori sfoggia una voce molto particolare, arata sulle lande di Zarrillo, sfumature basse da rapper e, soprattutto, cadenze ariose alla Raf. Fate le vostre verifiche con “Amore platonico”, “Significati e significanti” e “Da domani”. In quest’ultima, con particolar gusto, vige clima adesivo e molleggiato, per ribadire l’importanza di ritrovare la miccia dell’entusiasmo tra i rapprti interpersonali e recuperare sani gesti del passato (significativo il gracchiare del giradischi in apertura del brano). Giuseppe Fiori non ha esperienza da sottocosto ma l’ha impreziosita con svariate partecipazioni (Benvegnù e Garbo su tutti) e l’ha maturata sfidando, in tour, anche il gelo della Siberia. Le liriche di “Spazi di vita scomodi” sono velatamente nostalgiche ma inglobano anche sincere avvisaglie, affinchè la persona non affievolisca la fiammella introspettiva , minata dall’imbecillimento di smartphone e social. Meglio, quindi, anacronistici piuttosto che apparire modelli falsi da serie A. Sarebbe artificioso, snob e plasticoso. L’artista milanese ha tentato di farcelo capire con tutti i “Segnali di fumo” possibili. Siamo noi che li abbiamo persi di vista , dimenticando l’onore di sentirci fieri…indiani, all’assalto di veri valori con occhi di lince. Formazione: Giuseppe Fiori: basso, chitarre elettriche e acustiche, programmazioni, tastiere, synth, loops, ukulele, percussioni Lele Battista: tastiere, piano, microkorg, teisco 100f, percussioni Raffaele Fiori: batteria Andy Fluon: sax Gak Sato: theremin Tao: chitarre Manuel Lieta: farfisa e synth Annachiara Belli: violino Valentina Conte: violoncello Raffaele Stefani: sound design TRACKLIST : 01. Spazio 02. Fuori di qui 03. Amore platonico 04. Oggi mi sono svegliato male 05. Segnali di fumo 06. Da domani 07. Toys 08. Noi 09. Nonostante tutto 10. Significati e significanti
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