Espansioni creative e nuove prese di coscienza. Tanto fomenta nel Ventre degli Erezed che debuttano con un concept-album assai ben congegnato e opulento nell’insieme. Ed è davvero tanta roba: 12 stazioni emotive, dove il protagonista affronta le battaglie con i mostri dell’inconscio, sorretto da un pregiatissimo alt-rock, che delizia per l’energia e la tecnica profusa. Esempio, nella title-track alligna un clima sospeso che porta a trillati perenni sino allo splendido finale prog. E non solo. La linea-guitar di “Cerco te” disegna tratti brillanti e crepuscolari, mentre gli accordi nervosi di “Saltare giù” martellano senza sosta con indizi di Negramaro. Quando tocca intraprendere percorsi ballad, sono… ”Mezze verità” in quanto, insieme a “Ti ucciderei”, sono episodi spaccati in due: dopo un quieto inizio avviene l'esplosione in corso d’opera. Si sente che nella stesura splende “Un bel sole”: intimistico e arioso, esso è un astro che si snoda su magnifiche aperture per raggiungere una grandiosa chiusura. I “Numeri” ci sono sicuramente ma, benché sia un pezzo fascinoso per gli arpeggi onirici, non incorpora i connotati del singolo di lancio: tratta strumentale tirata un po’ per le lunghe con una doppia ritmica slow/fast che non non aiuta molto la presa-rapida. Si apprezza pure “Fede endemica”: il riff iniziale di chitarra ricalca la scia dei Velvet Revolver di “Illegal I song”, ma il resto del brano ha sezioni prettamente personali. Al “Confine" del disco vige un andazzo intenso e serrato, che viaggia su chitarre grintose e ruggenti che evidenziano la bravura di Gianluca Giusti nel doppio ruolo vocal-guitarist: i ragazzi non potevano scegliere miglior finale di questo. È bene sottolineare che gli Erezed, con appena sei anni d’attività, hanno messo in bella vista le proprie capacità con un album che apre a nuove consapevolezze interiori, tra stagnazioni concettuali e l’anelare un riformulaggio introspettivo, nel momento che ci si trova di fronte a dover rottamare le vecchie idee con le nuove che affiorano, inevitabilmente, con la crescita. Ma ciò che sente il “ventre” del protagonista, non dovremmo auscultarlo tutti noi, per ridare un’evolutiva identità al nostro esistere?
01 – Ventre
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