Bisogna proprio amare visceralmente un quartiere di periferia per ambientare la location di un intero lavoro artistico. Gianturco è, appunto, un quartiere di Napoli che pullula di storie rionali e vive di emozioni veraci. Ma è anche un progetto, riuscito a metà, di modernizzazione urbana in cui i grattacieli dovevano rappresentare il suo passo evolutivo e invece non hanno fatto altro che alzare l’asticella distanziale col mare. Su questa amara constatazione si concentra il primo lavoro da solista di Francesco Di Bella, ex leader dei 24 Grana che ha guidato per circa un ventennio. Nuova Gianturco è un’elegante contemplazione di 10 storie ricche di autenticità, un via-vai di sentimenti che attingono pienamente al profondo cuore metropolitano partenopeo, che è croce e delizia, ammirazione e condanna, stupore e ignoramento. Perché Napoli non è solo ‘na carta sporca, come cantava l’immenso Pino, ma è anche città capace di quella fantasia unica e miracolosa per sopravvivere a se stessa. Di tutto questo, Francesco ne è pienamente consapevole e lo ribadisce con intelligente convinzione e varietà stilistica, passando dal garbato cha-cha-cha di “Aziz” al “Blues napoletano”, mantenendo però la matrice di carezzevole folk-pop su tutta la linea. Benché le storie di questo debutto trasudino di speranza e dolore, l’artista non è caduto nella tentazione di tuffarsi interamente nel dialetto ma lo ha bilanciato, con la sua enorme esperienza, con l’idioma nazionale per non rischiare di ostentare eccessiva e patetica passionalità. All’affresco degli episodi han contribuito i 99 Posse, altri cantautori napoletani e, soprattutto, Neffa che duetta in “Progetto”, brano fluido e dinamico - che accarezza con gusto - scelto come secondo singolo. Per il primo si puntò, invece, su “Tre nummarielle”, caratterizzato dal clima dolce e sospeso, contenente tutta quella cornucopia di speranza che gran parte del popolo vesuviano ripone nel sogno di azzeccare un terno. Nella concettualità dell’opera, Di Bella non dimentica chi si impegna a rinverdire la tradizione napoletana e l’unica cover presente: “Brigante se more” vuole essere un riconoscente tributo a Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò che, con la Nuova Compagnia di Canto Popolare han saputo ereditare e poi tramandare, onorevolmente, messaggi e sonorità secolari. In definitiva, Nuova Gianturco è un’opera colma di speranze e mai di rimarchevole rassegnazione, che arriva all’anima con discrezione e coraggioso ottimismo. Anno: 2016 Questo disco è stato recensito anche qui da Bartolomeo Varchetta FORMAZIONE:
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