Fin troppo criticata e oggetto di innumerevoli discussioni, la “Generazione Digitale” è un (di)segno distintivo di un’epoca fragile e decadente. Da questa preoccupante constatazione parte la molla progettuale e il titolo del nuovo album di Sabù Alaimo, che lo elegge come summa della sua rinascita esistenziale anelante di riscatto. Oltre ad una lapalissiana sensibilità, Lui è….Salvatore di intense emozioni, quelle vietate ai deboli di cuore e distante dalla freddezza degli anaffettivi. Un disco meraviglioso e contagioso, in cui nessuno è scevro dal non riconoscersi nelle difficoltà, nelle traversie, nelle apnee esistenziali e, soprattutto, nel dolore ma con annessa la latente (ma mai moribonda) voglia di riemergere dagli abissi. La title-track apre l’itinerario con echi spaziali che fomentano l’imminente rabbia che Sabù sfogherà a perdifiato, per denunciare l’assenza di spazi e prospettive edificanti e costruttive. “Il viaggio” è uno scompartimento ipnotico con un refrain vincente che allude alla nota metafora della vita: quel tour che tutti abbiamo il dovere di onorare, nonostante fisiologici deragliamenti, ma sventolando sempre la bandiera della ripartenza. Decisamente un singolo pregno d'incanto che dispensa fascino. Proposta anche in versione lunga, “Stiamo dormendo” ha narrazione dondolante che lancia un'invettiva verso la commercializzazione dell’immagine a discapito dei sentimenti, macerati sotto squallidi calpestii. Il basso horror-punk di “Sgomito” è chiaro sintomo d’insofferenza verso il vizio italico del “mi manda Picone”, che snaturalizza il merito e crea (volutamente) astio e rancore, alimentando la fuga dei cervelli all’estero. Le due ballad: “Mentre sogni” e "Respiro” sfilano elegantemente con la voce di Alaimo che aleggia nelle orecchie con sussurrata discrezionalità. Con “Sicilia innocente” difende a spada tratta la regione natia con malinconica afflizione e cuore verace e non ci sta nel vederla iper-corteggiata senza intravedere serie intenzioni. “Petrolio” è la stazione d’arrivo, strutturalmente semplice ma che sfodera la sua forza seduttiva sulla vocalità cantilenante del Nostro, che l’ha portato, tre anni fa, a giocarsela con i finalisti delle nuove proposte sanremesi. Forgiando l’esperienza con i leader di Stadio e Nomadi, l’ha poi rafforzata con un certo Luca Carboni che l’ha voluto come opening-artist di un suo tour. Orbene, Generazione digitale non lascia dubbi: un’opera che stende un caloroso velo sui veri sentimenti, efficaci difensori delle ostilità e li recupera con impervia audacia, smascherando il suo opaco passato con inestimabile sincerità.
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