Sono passati 30 anni dall’esordio degli Asia, supergruppo che vede in formazione mostri sacri del rock progressivo. Ricordo benissimo quel periodo, l’annuncio di questa nuova band e molte erano le aspettative, sia per chi ha vissuto gli anni settanta e sia per chi allora era adolescente come me, aveva appena iniziato ad ascoltare gruppi storici come Yes, Genesis, King Crimson, Deep Purple e tanti altri. Ma devo ammettere che all’uscita di Asia, un po’ d’amaro in bocca rimase in molti. Ci si aspettava un disco di rock progressivo, ma niente di tutto questo, perché Asia era un disco semplice, di facile ascolto, anche se racchiudeva ottimi brani. Con il tempo quell’omonimo album è stato apprezzato sempre di più, rimanendo il disco più bello della band. Poi la storia degli Asia è continuata con altri lavori un po’ inferiori come Alpha ed Astra. Poi la svolta AOR, Wetton e Howe lasciano ed al loro posto arrivano John Payne ed Al Pitrelli, poi ancora lascia Palmer e molti sono i nomi che arricchiranno la storia del gruppo, tra cui il bravissimo Guthrie Govan e la band dà vita a gradevoli lavori di AOR. MA nel 2006 ritorna la line up originale e dopo un ottimo live, Phoenix racchiude tutti brani inediti e dopo due anni Omega è il miglior album degli Asia dopo l’esordio.XXX celebra il trentennale e sinceramente mi aspettavo un qualcosa di più, un lavoro che si avvicinasse di più ad Asia ed a Omega, ma a mio avviso manca un qualcosa in questo nuovo lavoro, sembra essere assemblato in fretta e con poca convinzione ed i brani, anche se molto professionali e ben fatti, scivolano via senza però lasciare un’impronta importante. “Tomorrow The World” è un classico brano Asia, molta melodia, anche nel refrain, costruito in maniera lineare e semplice. Breve l’assolo che vede rincorrersi Steve Howe e Geoffrey Downes. “Bury Me In Willow” è forse troppo vicina a soluzioni pop, sembra di ascoltare un scarto da “Eye In The Sky” di Alan Parson, ma finalmente in “No Religion” le cose migliorano grazie ad un sound più accattivante ed anche alla voce più aggressiva di Wetton e “Faithful” affascina per il suo essere un perfetto incontro tra AOR, in maggior parte e progressive ultramelodico. “Face On The Bridge” è l’unico brano dove c’è un impegno maggiore da parte di Steve Howe, che ci regala alcuni momenti chitarristici importanti e “Al Gatto Nero”, oltre al titolo in italiano, nei testi alcuni passaggi sono proprio nella nostra lingua, musicalmente il brano non si discosta dagli altri e con un ascolto più attento si può scorgere un lavoro più raffinato ai tasti d’avorio da parte di Downes. Chiude il cd “ Ghost Of A Chance” brano arioso e dal gusto sinfonico. XXX è un buon disco, ma niente di più, un compitino ben fatto e non potrebbe essere altrimenti visto i nomi dei componenti della band, ma spesso freddo e poco avvolgente. 63/100
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Geoffrey Downes: Tastiere Steve Howe: Chitarra elettrica ed acustica, steel guitars Carl Palmer: Batteria e percussioni John Wetton: Voce e basso Anno: 2012 |