I Drivehell con A Journey As A Life, riescono ad aprirsi un varco nel panorama del metal progressive, un’impresa ad oggi molto difficile.
Il cd riesce a non cadere nel banale, come molti prodotti di oggi del genere, riuscendo a non scimmiottare i soliti Dream Theater, Fates Warning e compagnia bella, perché la band riesce a mantenere un livello molto alto, soprattutto sul lato compositivo, un esempio è proprio l’opener song “Pictures On A Score”, brano che attinge al metal progressive, ma ha un intro tastieristico che emula il glorioso mellotron e quindi un tuffo nel prog dei seventies, c’è un accurato lavoro nella melodia e ritornano in mente i nostri gruppi del prog italiano, grazie anche ad un buon uso del pianoforte in un contesto metal ed alcune coralità, che ci riportano anche ai Queen. Ancora ottime sonorità con la successiva “My Convinctions”, dove ancora una volta le tastiere svolgono un ruolo importante con pianoforte, tappeti tastieristico e un moog emulato, ma anche le parti chitarristiche riescono a creare un sound sempre potente ed è doveroso citare anche la sezione ritmica, qui potente e precisa. Il cd scorre via piacevolmente senza essere stucchevole e per suonare questo genere musicale non bisogna essere solo dei tecnici virtuosi, ma anche abili e fantasiosi compositori e sembra che i Drivehell superino questo esame a pieni voti. Un sitar apre la title track, ottima song con variazioni ritmiche notevoli ed un ottimo lavoro strumentale ad opera della band completa e “The Shining Stone” rallenta un po’ i ritmi, riesce ad essere più moderno e ha parti vocali intimiste, con il risultato di essere una ballad costruita sapientemente ed in modo molto intelligente. Cos’altro dire, se non che questa band ci sa veramente fare e conclude il lavoro con “Fluttering Hell”, un brano eccellente, ben suonato e capace di riunire nuovamente il prog dei seventies ed il metal progressive meno scontato. Da non sottovalutare anche le liriche che si ispira al libro di Italo Calvino ‘Le Città Invisibili’, dove Marco Polo ne è l’attrazione principale ed alcune strofe vengono citate tra un brano e l’altro. Promossi sicuramente a pieni voti.
80/100
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Stefano Cannoni: Basso Anno: 2010 |