La musica dei Mekong Delta cresce ad ogni nuova uscita, sempre più matura, sperimentale e ricercata, sempre una perfetta fusione tra progressive metal e thrash.
Ralf Hubert dà in questo In A Mirror Darkly, un'impronta ancor più progressiva, con incursioni acustiche suonate e curate da lui stesso ed anche con il suo basso l'apporto che dà alla band è sempre più notevole. In A Mirror Darkly è dunque un ottimo lavoro, difficile ed affascinante nello stesso istante e la musica dei Mekong Delta prende sempre strade tortuose e difficili da percorrere spensieratamente, ma lo fanno con tanta professionalità, passione ed eleganza. “Introduction+Overture” è un brano interamente strumentale che nei suoi sette minuti mette in evidenza la grande voglia della band teutonica di sperimentare e lo fa con un'intro acustico anche molto classicheggiante, poi il bano prende il volo tra cambi di tempo, momenti di tecnica strumentale ai limiti del thrash tecnico e virtuoso, ma dove regna sempre il progressive metal articolato e molto impegnativo. Si prosegue poi con “The Armageddon Machine”, altro brano molto articolato con la voce di Martin LeMar che ben si adatta al genere musicale dei Mekong Delta ed ancora con “The Silver In Gods Eye”, molto più progressivo e dove le chitarre di Erik Adam H. Grösch, dipingono atmosfere orientali. Con “Janus” si torna a sonorità più metal ed anni ottanta e con contaminazioni thrash, dove la sezione ritmica formata da Ralph "Ralf" Hubert al basso e da Alex Landeburg alla batteria riescono a dare al brano quel sapore di tecnica esecutiva, ma sempre al servizio di un sound molto pulito e progressivo. Si ritorna alla musica strumentale con “Inside The Outside Of The Inside” ed ancora una volta i Mekong Delta creano un impatto sonoro ancora una volta complicato ed intrigato con ritmiche veloci ed articolate dove la chitarra si crea un varco per scorribande molto tecniche e sperimentali., ma tenendo sempre d'occhio i fraseggi melodici. In A Mirror Darkly si chiude con altri due ottimi brani, come “Hindsight Bias”, ancora trhash metal tecnico e progressivo e con “Mutanth Messiah”, che ne prosegue il discorso per ben sette minuti e mezzo di ritmiche serrati e folli, una voce molto aggressiva ed a volte growls ed un guitar work difficile, ma stavolta non troppo invadente che si lascia andare solo nel bel mezzo del brano con un assolo incisivo. I Mekong Delta firmano un altro grande lavoro nella loro carriera, oramai quasi trentennale. 88/100
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Anno: 2014 |