Tarkus, uscito il 14 giugno del 1971, è il secondo album degli Emerson Lake and Palmer. Dopo l’impatto innovativo del disco d’esordio il trio, composto da virtuosi provenienti da band del nascente rock-progressive, si pone immediatamente il problema di una crescita nella direzione della contaminazione fra strutture formali della musica classica e il rock. Nel primo disco omonimo erano emerse tre tendenze: quello alla rivisitazione di brani del patrimonio classico di fine ottocento e contemporaneo (Bartok, Janacek etc) ricco di tempi dispari e cluster armonici, una seconda che punta alla ballata folk tipica dei gusti di Lake (vedasi "Lucky Man") e una terza in cui, attraverso composizioni originali, il terzetto realizza una sintesi fra le prime due. Il secondo lavoro degli EL&P nasce tra le pressioni dovute alle attese scaturite dal grande successo internazionale dell’album di esordio e dall’immagine di supergruppo data alla band, decideranno quindi di realizzare un album concept incentrato su una composizione con la struttura più complessa che un gruppo rock si sia trovato affrontare: la suite. Indubbiamente alcuni elementi di questa tendenza risalgono già agli anni ‘60, a partire da tentativi con durate anche minori come “A Day In The Life” da Sgt. Pepper dei Beatles , o al singolo “Good Vibrations” dei Beach Boys o ancora la sequenza finale della seconda facciata di Abbey Road sempre dei Fab Four. L’approccio degli EL&P a composizioni complesse come la suite è ambizioso, ed è nutrito dall’aspirazione di (voler) essere confrontati con le strutture della musica “colta” e “Tarkus” la suite di 20:33 minuti, che occupa un intero lato dell’album del 1971, si presenta con questa velleità. Sorretto da un riff di Moog, “Mass” è diviso al centro da una serie di break sui quali emerge spezzato l’assolo dell’organo di Emerson, mentre sulla coda compare una rara chitarra distorta di Greg Lake, “Manticore” ci riporta nei tempi complessi su atmosfere armonicamente e ritmicamente serrate. Una rullata della batteria effettata con un filtro del Moog conduce verso la sezione successiva in 4/4, introdotta e poi chiusa nuovamente da note distorte di chitarra: “The Battlefield” anch’essa cantata da Lake. “Aquatarkus” eseguita magistralmente con il Moog, e che segna la sconfitta del tank-armadillo Tarkus, porta al finale della suite in cui riemerge il tema iniziale di “Eruption”. Il secondo lato del disco, come consuetudine in quegli anni (vedasi Atom Heart Mother dei Pink Floyd) contiene invece delle singole canzoni. “Jeremy Bender” è una song abbastanza semplice che sfrutta un piano ragtime dal suono “honky tonk”, invece “Bitches Crystal” si regge su un tempo dispari 5/4, anche qui Keith Emerson utilizza il pianoforte rafforzandolo con un Moog; nella parte centrale il brano si svuota seguendo una struttura più articolata. “The Only Way (Hymn)” dà inizio ad un’altra mini-suite, un altro momento interessante del lavoro, che si apre con una toccata di Bach (“Toccata e Fuga in Fa Maggiore BWV 540”) eseguita con organo a canne sulla quale si delinea la melodia cantata dalla voce cristallina di Greg Lake, il brano si sviluppa su una versione jazzata del “Preludio e Fuga N.6 in Re Minore" (da “Il Clavicembalo Ben Temperato”) sempre di Bach e si conclude su un ostinato in 7/4 indicato come brano a parte, ma in realtà consequenziale, “Infinite Space (Conclusion)”. Tarkus resta un caposaldo del prog rock anche per l’iconografia scelta e la copertina originale realizzata dal giovane illustratore William Neal, che anticiperà un gusto sempre raffinato nelle proposte grafiche del trio, che toccheranno il culmine con la successiva collaborazione con H.R. Giger. Su Tarkus emerge una capacità di scrittura di una complessità fino ad allora inconcepibile per un gruppo rock senza il supporto di arrangiatori o compositori esterni di estrazione classica.
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Keith Emerson: Tastiere [Organo (Hammond), Organo (St. Marks Church), Piano, Celesta (Celeste), Sintetizzatore (Moog)] Altri dati
Lato A 01. Tarkus - 20:42 Lato B |