Dopo il buon debutto omonimo di 2 anni fa, gli Hollow Haze formato 2008 si presentano con un nuovo disco, una formazione rinnovata e con un nuovo contratto discografico.
nel 2003 dall’unione di diversi musicisti già famosi nell’underground metallico nostrano come Nick Savio, chitarrista nei White Skull, la band torna di prepotenza con questo The Hanged Man, che segna un passo in avanti rispetto alla prima prova per quanto riguarda la qualità media dei pezzi, la produzione ed il songwriting. Più cupi nei suoni grazie al ruolo da protagonista che hanno assunto le tastiere di Simon Scar, alla fine però, il ruolo di “attore principale” del disco è del nuovo singer Ivan Rave, che confeziona una prestazione superba su tutti i pezzi, col personale picco nella epica “Breathless”, che oscura in quanto a pathos vocale la precedente “Coming Back”, con la sua carta vincente nel ritornello arioso e canticchiabile. Gli Hollow Haze in pratica, ci propongono un metal moderno e diretto, pieno di pezzi veloci e robusti con stacchi melodici (“Pretender”), molto oscuro e cadenzato, che spesso flirta con sonorità progressive come “Waiting”, dove la massima ispirazione musicale sembrano essere i Dream Theater. I toni si attenuato superata la mezzora, con la bellissima ballata “Senses Roam”, dalla vena malinconica ma strutturata in maniera inossidabile e tutt’altro che scontata, mentre il sottile filo di tensione sonora vien ripreso con “Illusion Around” e con la conclusiva “Dark”, che fin dal titolo la dice lunga sull’atmosfera generale del pezzo. In conclusione, questa opera seconda di Savio e co. si dimostra vincente sotto molti aspetti, con i nuovi innesti che portano su un livello superiore tutti i pezzi e dove la perizia tecnica dei musicisti non ha guastato per niente il risultato finale. I muscoli sono ben esibiti, ma anche il cuore pulsa forte nei solchi di The Hagned Man. 75/100
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Ivan Rave: Voce Anno: 2008 |