Sonny è un fantasma. Il fantasma di ogni possibilità d'esistenza. Sonny potrei essere io, potresti essere tu, Sonny è il riflesso di ogni viso su questa terra. Come un Icaro moderno, i limiti dell'esistenza umana e della terra a cui è da sempre legato lo riporteranno alla realtà ed alla scelta assoluta di vita o morte.
Cosi i Lustagroove, promettente quartetto della provincia di Roma ha presentato il proprio disco di debutto, parlandoci del personaggio protagonista del concept che da il titolo dell'album, Sonny appunto. Tra i loro punti di riferimento, dichiarano Pearl Jam e Red Hot Chili Peppers, ed infatti i Lustagroove dei primi hanno la stessa carica rock, e dei secondi lo stesso dinamismo e versatilità melodica, pur non avendo al momento, la stessa perizia tecnica di nessuna delle due band. Le canzoni si dividono tra il cantato in inglese e quello in italiano (e qui aleggia lo spettro del rock alternativo nostrano, come Afterhhours e Marlene Kuntz), ma non sempre il passaggio aiuta a livello di fluidità l'ascolto, ma questo non toglie che le 11 tracce qui incluse non abbiano buoni picchi interpretativi. In tal senso la cupezza di "Polvere" fa si che sia una dei migliori brani del lotto, e la successiva "Beauty in public garden" si snoda tra fraseggi funky, basso slappato ed un'interpretazione vocale molto vicina ad Eddie Vedder, sulla stessa scia prosegue anche "La volta dopo", solo che la seconda è cantata in italiano. Sul finale, "Nero e lame" mostra i muscoli e la sezione ritmica esplode in fragorosi passaggi accompagnati da chitarre distorte e violente. Vigorosi e preparati, talvolta espressivi e crudi, i Lustagroove con Sonny si dimostrano subito all'altezza, pur non avendo ancora focalizzato a pieno la retta via. Ma sono giovani e pieni di idee, che hanno solo l'esigenza di essere sviluppate nei migliori dei modi. 68/100
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Emidio De Berardinis: Voce Anno: 2010 |