Diamanda Galás è sempre stata un'artista riservata alle menti aperte e agli spiriti liberi. Queste sue qualità vengono riproposte in occasione della pubblicazione di questo diciassettesimo lavoro dal titolo Guilty, Guilty, Guilty definito dall'artista medesima un album di 'homicidal love songs'.
Questa suite di sette pezzi è stata ritagliata dai numerosi concerti tenuti dall'artista di origine greca in tutto il Globo. Al suo interno c'è tutto l'universo di Diamanda Galás, con la sua straordinariamente complessa maestria pianistica, estensione vocale, con la degenerazione della forma canzone piegata e trasmutata rispetto alla struttura dell'originale di riferimento. La Galás aveva già dimostrato una sensibilità del tutto atipica nei suoi lavori precedenti, concentrandosi sull'analisi musicale dell'estremo e dell'ignoto, e in questa ultima fatica non recede di un millimetro. L'album si apre con la notevole 8 Men And 4 Women, è una Diamanda Galás relativamente accessibile all'inizio, ma l'evoluzione del brano diventa complessa articolata attorno a strali urlati e gemiti di accusa di colpevolezza 'Guilty, Guilty, Guilty!'. Il crescendo è fatto di empi strati di rumore da ritorni taglienti di microfono e da una mirabile prova pianistica. Il pezzo è una sintesi della sua istintività e dell'amore riservato al blues ed alla musica jazz, anche se entrambi i termini vengono coniugati oltre ogni possibile aspettativa da parte di un musicista. Certamente una delle tracce più sorprendenti, se non la più stupefacente dell'intero opus è O Death, dapprima jazzata poi distruttiva. Origina da uno spettrale lamento più basso di un'ottava per poi trascendere in un cantato debole e in un concitato accompagnamento pianistico, il brano procede attraverso dinamiche estreme risultando rapido e lampante come pochi nel repertorio dell'artista. A riassumere l'idea del caos è invece Autumn Leaves, che risulta forse il più sperimentale nel complesso, forse il più eccessivo e debordante vocalmente per un lavoro dalla spiccata sensibilità blues. All'interno di questo caos ordinato rifulge la gemma Interlude (Time), una sorta di frattura e pausa nel quadro dell'incalzante follia che informa la porzione centrale dell'album. Il brano è infatti incastonato deliberatamente tra i sette minuti di Autumn Leaves e i circa nove di O Death. Incline a questa morbidezza sonora è anche un frammento nella seconda parte della già menzionata Autumn Leaves. Chiusura affidata alla mozzafiato Heaven Have Mercy. Diamanda Galás canta 'Nothing left, why go on when your lover is gone?', penetrante come forse nessuna cantante lo era stata in precedenza. La canzone è assolutamente magica, e fornisce uno degli schemi più semplici tra le tracce vocali dell'album. Guilty, Guilty, Guilty è più di un punto di partenza per Diamanda Galás. Nel suo dispiegarsi il cantato appare più tagliente rispetto a La Serpenta Canta (2003), inoltre c'è più omogenea alternanza tra le sezioni gridate e le fasi attraenti e magnifiche. L'obiettivo dell'album è in definitiva far comprendere all'ascoltatore sotto una luce unica le conseguenze del tradimento e dell'amore perduto dopo troppo tempo. 80/100
|
Diamanda Galás: Voce, piano Anno: 2008 |