Che mazzata ragazzi ! Penso che poter parlare di un album come Lowest Shared Descent senza avere la possibilità di dare subito un ascolto sia molto difficile ... siamo di fronte ad disco essenzialmente composto da canzoni post hardcore/noise, ma sono talmente tanti i riferimenti nella musica dei Dead Elephant che ogni singola traccia potrebbe essere definita con aggettivi diversi.
A comporre questo lavoro sono in tre, Enrico Tauraso alla voce e chitarra, Fulvio Grosso al basso e voce, e Flavio Panero alla batteria, registrato presso il Garage Ermetico Leumann di Torino, dopo la pubblicazione del primo ep ‘Sing The Separation’ nel 2005. Già la copertina e il booklet che accompagnano il disco, ci catapultano in ambientazioni inquietanti quanto affascinanti, che di li a poco diverranno i nostri peggiori incubi. Un disco claustrofobico, essenziale, spigoloso e incredibilmente trascinante, in alcuni casi urticante, come le ambientazione che riesce a creare, che ti riescono ad immergere in territori aridi e sofisticati, senza perdere mai la bussola e facendo vivere all’ascoltatore una innumerevole serie di sensazioni che si susseguono senza sosta alcuna. In qualsiasi modo lo si voglia definire, questo è un disco da ascoltare attentamente e cercare di guardarlo da diverse angolature, per poter afferrare ogni sua singola faccia, e capire come affrontarlo senza temerlo. Il ‘rumore’ psichedelico che ne viene fuori è impressionante, brani come ‘Introducing My Eyes, In Flames’, ‘Post Crucifixion’ e ‘Black Coffee Breakfast’ parlano chiaro e dimostrano di non avere nessun timore reverenziale verso chi si avvicina e prova ad imbattersi nell’ascolto. Non vengono poste barriere all’inserimento di frammenti di musica di qualsiasi matrice, dal doom malato di ‘Clopixol’, ai 7 minuti industriali di ‘Abyss Heart’, ma sempre ben inserite nel contesto del noise più celebrale, che non lascia spazio a nessun tipo di cedimento durante tutta la sua durata. Dopo l’uscita di tali prodotti ‘made in Italy’, mi viene sempre più difficile capire come alcuni gruppi del panorama internazionale riesca ad avere più visibilità di una band come i Dead Elephant, capace di regalarci un grande disco che in molti dovrebbero avere la fortuna di possedere. Già nella mia playlist del 2008. 85/100
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Enrico Tauraso: Chitarra, voce Anno: 2008 |