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Deicide
Til Death Do Us Part

Mamma mia! Ma che succede ai Deicide??? La band capitanata dal satanasso Glen Benton pubblica il terzo album in soli sei anni, sembra quasi che sia rinata nei deathsters americani la voglia di rimettersi a lucido dopo alcuni anni passati in penombra grazie a dei risultati musicali e commerciali non propriamente elevati. Ero rimasto piacevolmente colpito dal penultimo “The Stench Of Redemption”, nel quale una nuova linfa vitale ringiovaniva un sound ed un approccio fiacco negli ultimi album, regalandoci un vero e proprio rullo compressore, ed ora, mi ritrovo dopo un anno e mezzo circa, a recensire il nuovo “Til Death Do Us Part” e mi appresto a farlo ancora una volta con enorme piacere. Si, con enorme piacere in quanto i Deicide sembrano aver ritrovato la strada giusta, nonostante siano stati protagonisti di alcuni dissesti riguardante la line up: infatti il chitarrista Santolla è presente ma solo come guest guitar, lasciando quasi esclusivamente ad Asheim il compito di scrivere i brani.
Le qualità tecniche del gruppo non si discutono, la prova di Asheim dietro le pelli è brutale, cupa e ricca di numerose sfaccettature che rende tutti i brani complessi, il riffing è tornato ad essere tagliente come ai tempi di ‘Legion’, arricchendo in modo considerevole il songwriting, mentre la voce di Benton la conosciamo bene e non ha bisogno di ulteriori commenti.

La grande freschezza delle composizioni del precedente album viene messa sicuramente da parte, ma nel nuovo capitolo della saga Deicide, sono proprio dei leggeri cambiamenti di stile ad impreziosire il sound. La furia ceca degli esordi non manca certo (i blast-beat di ‘In The Eyes Of God’ insegnano), pezzi schiacciaossa e malvagi sono sempre stati i principali protagonisti del repertorio della band, ma in questo Til Death Do Us Part vengono introdotte particolari soluzione che influenzano il risultato finale.
Basta ascoltare la lugubre ‘Beginning Of The End’ per capire che questa volta la rabbia e la violenza vengono tradotti in musica ma in maniera più controllata, a favore di brani più articolati, mescolati a volte con influenze doom nei rallentamenti soffocanti, come negli episodi della title track e ‘Horror In The Halls Of Stone’, ed in alcune canzoni addirittura viene messa in risalto una venatura quasi apocalittica.
I nuovi Deicide sono quelli dei continui cambiamenti di tempo di ‘Worthless Misery’ e ‘Severed Ties’, due dei migliori brani del lotto, in cui da apprezzare ci sono anche dei grandi solos di chitarra.
Atmosfere cupe affiorano nell’oscura e malvagia ‘Not As Long As We Both Shall Live’ mentre ‘Angel Of Agony’ è distruzione sonora allo stato puro, un brano che rischierà di far scoppiare le casse dello stereo se ascoltata ad un volume troppo alto.
La durata dei brani è più lunga rispetto alla media delle precedenti produzioni, ma questo non influisce sulla brillantezza delle canzoni, mentre il brano forse meno riuscito è ‘Hate Of All Hatreds’ che è quello in cui vengono riproposte delle vecchie sonorità rispetto al resto del disco.

Probabilmente molti amanti di ‘The Stench Of Redemption’ storceranno un po’ il naso, ma consiglio vivamente loro di ascoltare più volte questa ultima fatica, il risultato finale è incredibilmente positivo malgrado la longevità della band, anche perché stiamo parlando di un album che nonostante abbia qualche caratteristica che si differenzia dai loro standard, non perde in alcun modo la pesantezza e voglia di far male del combo americano!

70100


Glen Benton: Voce, basso
Jack Owen: Chitarra
Steve Asheim: Batteria
Ralph Santolla: Chitarra

Anno: 2008
Label: Earache Records
Genere: Death Metal

Tracklist:
01. The beginning of the end
02. Till death do us part
03. Hate of all hatreds
04. In the eyes of God
05. Worthless misery
06. Severed ties
07. Not as long as we both shall live
08. Angel of agony
09. Horror in the halls of stone
10. The end of the beginning

Sul web:
Deicide @MySpace

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