Home Recensioni Album Steven Wilson - The Harmony Codex

Steven Wilson
The Harmony Codex




Si può amare o meno, tuttavia bisogna ammettere che Steven Wilson resta uno degli artisti/produttori più prolifici e innovativi nell'odierno panorama musicale. Lo dimostra (fra l'altro) il nuovo album "The Harmony Codex", un titolo che già da solo esprime la volontà di esplorare a 360 gradi le possibili espressioni armoniche in ambito musicale.

Due anni fa "The Future Bites" aveva lasciato in qualche modo l'amaro in bocca a chi vedeva il musicista britannico dirigersi sempre più speditamente su una china creativa a favore di musica e sound che strizzavano l'orecchio alle melodie elettropop degli anni ’80. Un passo - che a confronto della svolta "commerciale" ma in qualche modo fresca e originale avvenuta con "To The Bone" del 2017 - fu ritenuto pericoloso anche da molti fan che già avevano mal sopportato il nuovo percorso intrapreso dal loro beniamino.
In questi due anni, Wilson ha rimesso in piedi i Porcupine Tree, conducendo un ferrato tour a supporto di "Closure/Continuation", il nuovo album, che si è concluso pochissimi mesi fa. Non solo, si è prodigato anche nell'attività che da un po' di anni a questa parte lo vede particolarmente coinvolto, ossia quella di remixare importanti album Progressive Rock del passato (tra cui Yes, Gentle Giant, Jethro Tull, King Crimson, Marillion, Rush) e non (tra cui Tears For Fears, Roxy Music, XTC, Simple Minds, Chicago) prendendosi addirittura il tempo di stilare "Intrigue" una compilation di ben 54 brani, a dimostrazione che "qualcosa di buono - musicalmente parlando - dopo il 1977 è stato prodotto".
Dopo il successo planetario ottenuto con i compagni di viaggio, Richard Barbieri e Gavin Harrison, era chiaro che l'attesa per il nuovo album solista fosse spasmodica.
Il primo singolo (e video) uscito a fine agosto, "Economies Of Scale", suggestiva e romantica ballata che si innesta su un loop di sequencer elettronico, aveva prodotto dubbi sulla qualità dell'album che sarebbe uscito un mese dopo. Dubbi dissipati una volta uscito il secondo estratto, "Impossible Tightrope", un lungo brano quasi interamente strumentale, che rievoca alcuni dei lavori più epici del gruppo di origine; laddove progressive rock e psichedelia si miscelano indissolubilmente in un turbinio di giri armonici ma soprattutto sound, di cui pareva avessimo perso traccia (almeno fino all'ultimo Porcupine Tree).
Anche i successivi estratti "
What Life Brings" e "Rock Bottom" (questa con la straordinaria voce di Ninet Tayeb in bella evidenza, in duetto con quella dello stesso Wilson), pur essendo altrettante ballate che invece rievocano la produzione con i mai dimenticati Blackfield (stesso dicasi di altre valide collaborazioni/progetti come i No-Man e i Bass Communion), risultano convincenti sia sul lato lirico che su quello musicale.
A spiazzare però definitivamente le perplessità è arrivato infine l'album, in qualche modo crocevia sonoro di esperienze accumulate nel corso dei tre decenni precedenti (tra cui il suono a volte cupo di "Insurgentes" e la narrazione sonora di "The Raven That Refused To Sing") e ispirazioni che attingono ad un passato ancor più remoto. Qui progressive rock, elettropop ma finanche echi ambient, world music e jazz, si amalgamano nei brani che si srotolano lungo questo progetto, alcuni armonicamente complessi e coinvolgenti, altri magari strutturalmente più semplici, ma altrettanto interessanti per quanto riguarda gli arrangiamenti. Se da un lato, intimità crepuscolare e improvvisi lampi ruvidi si alternano in continuazione come da sempre questo compositore ci ha elargito in passato (è ad esempio il caso di "Beautiful Scarecrow"), se la consapevolezza dei tempi che stanno cambiando prendono il sopravvento - mai sottovalutare i testi - (come in "Time Is Running Out" e "Actual Brutal Facts") è anche vero che per colui avvezzo e cresciuto emozionandosi al suono dei complessi e coinvolgenti "codici armonici" (chi scrive, ad esempio), non sarà difficile riconoscere in quelli che taluni definiscono "genialità", altri semplicemente originalità e buon gusto, il riscontro in episodi davvero singolari, come nell'opener "Inclination" (oltretutto evocativa e suggestiva la lunga introduzione eterea e la presenza di Nils Petter Moalvaer, tra i primi trombettisti ad aver coniugato jazz ed elettronica), la già citata "Impossible Tightrope", l'introspettiva title track, ma con maggior riferimento alla conclusiva "Staircase", elaborazione sonora che sicuramente smuoverà nell'animo anche chi da questo artista aveva preso (momentaneamente speriamo) le distanze.
Tutto sommato concordiamo con il comunicato stampa della casa discografica quando afferma:
"Ascoltare The Harmony Codex è come perdersi in un disegno di Escher fatto esclusivamente di suoni. [...] Steven Wilson naviga in un groviglio di ricordi e accompagna l'ascoltatore lungo sentieri in cui si allungano le ombre gettate dalla riflessione, dalla meditazione e dal rimpianto". A coadiuvare l'inglese, musicisti provenienti da tutto il mondo (tra cui partner di lunga data come la citata Ninet Tayeb, Craig Blundell, Guy Pratt, Nick Beggs, Pat Mastellotto e Adam Holzman, oltre ad una serie di nuovi collaboratori come Jack Dangers dei Meat Beat Manifesto e Sam Fogarino degli Interpol).
Wilson, però, sa anche di poter contare su una solida base di accaniti adepti disposti a sborsare qualsiasi cifra per ogni edizione prodotta dell'album, e ciò "giustifica" in vari formati con cui lo stesso è stato commercializzato: doppio vinile nero, colorato o trasparente; BluRay (che include i formati in alta definizione 24bit/96khz in Stereo, 5.1 e il nuovo formato in Dolby Atmos a 24bit/48khz); cassetta Stereo 7; CD singolo; un'edizione speciale (già esaurita da tempo e venduta a prezzi esorbitanti in rete) composta da 2 CD, di cui il secondo con remix dei brani dell'album a cura di Manic Street Preachers, Roland Orzabal (Tears For Fears), Mikael Åkerfeldt (Opeth), Interpol, Meat Beat Manifesto, Faultline e Radiophonic Workshop. Il terzo disco è una versione deluxe del BluRay contenente anche 2 video e le versioni strumentali dell'album in alta definizione. D'altro canto "mo' tengo famiglia"...





Steven Wilson - Guitars, Bass, Keyboards, Programming, Vocals
Ninet Tayeb
- Vocals
Guy Pratt - Bass
Nick Beggs - Bass
Nate Navarro - Bass
Niko Tsonev - Guitar
David Kollar - Guitar
Lee Harris - Guitar
Craig Blundell - Drums
Sam Fogarino - Drums
Nate Wood - Drums
Pat Mastellotto - Drums
Jack Dangers - Programming, Synth, Vocoder
Adam Holzman - Keyboards
Nils Petter Molvaer - Trumpet
Ben Coleman - Violin
Theo Travis - Flute
David Kosten - Additional production and programming
Josef E-Shine - Additional production and sounds
Rotem Wilson - Voice

Anno: 2023
Label: Virgin Music
Genere: Progressive Rock/Pop/Elettro/Jazz

Tracklist:
1. Inclination (7:15)
2. What Life Brings (3:40)
3. Economies of Scale (4:17)
4. Impossible Tightrope (10:42)
5. Rock Bottom (4:25)
6. Beautiful Scarecrow (5:21)
7. The Harmony Codex (9:50)
8. Time is Running Out (3:57)
9. Actual Brutal Facts (5:05)
10. Staircase (9:26)


Banner

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei “social plugin”. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa sull’uso dei cookie .

Accetto i cookie da questo sito.