L’operazione, nata nel 2008 per volere del figlio del “Madman” – Jack Osbourne (che sta tentando una carriera cinematografica), non ci svela un lato inedito di uno degli artisti più apprezzati del metal (si viaggia molto sulla scia delle ultime uscite editoriali, in primis Io Sono Ozzy), ma cerca, attraverso le sue testimonianze e quelle di chi gli è stato vicino sin dai primi anni di vita (comprese le sorelle, i figli venuti dal primo matrimonio e l’attuale moglie Sharon) di delinearne in maniera più marcata il lato umano, e allo stesso tempo quello più fragile.
Il film parte con la festa del 60esimo compleanno di Ozzy (avvenuto appunto nel 2008) e continua con un piacevole capitolo sui Black Sabbath di circa 20 minuti, continua negli anni ’80 quando iniziò la sua scalata solista (ebbene si, anche qui emerge l’aneddoto del pipistrello, quello della colomba e degli episodi di festa selvaggia a base di alcol e droga con i Motley Crue, testimoniati dal loro batterista Tommy Lee) arrivando sino agli ultimi anni. Inspiegabilmente, la pellicola salta a piè pari tutti gli anni ’90: quindi nessun riferimento a dischi comunque di successo come No More Tears e Ozzmosis, ed i primi anni ’00 sono solo accennati per il reality The Osbourne, dove il protagonista viveva un periodo assolutamente negativo dal punto di vista della salute e cominciava ad affrontare i problemi di tossicodipendenza e dei figli.
Un personaggio ancora prima che cantante di successo, senza ombra di dubbio Ozzy Osbourne, ma anche un cattivo padre, più impegnato nel tempo libero a frequentare pub che a crescere i propri figli, ma allo stesso tempo un professionista che si arrabbia a morte con se stesso se la sera prima un suo concerto ha fatto schifo, cosi come nei 93 minuti di durata, emerge un lato fragile ma sentimentale quando parla della sua gioventù, soprattutto riferendosi al padre (che tra l’altro ha inventato e fabbricato il logo dei Black Sabbath, la famosa croce rovesciata).
Troppo esili e brevi le testimonianze di due guest star come John Frusciante e Henry Rollins, mentre sono decisamente più concreti ed esaustivi gli interventi di Iommi, Ward e Butler, sempre sorridenti ma malinconici nel ricordare gli esordi dei Sabbath, quando Ozzy era un “pazzo scatenato”. Il documentario si esaurisce col protagonista che in compagnia della moglie visita la sua Aston, dove è nato e cresciuto, passando per la vecchia casa di famiglia alle strade che batteva da piccolo: un ritratto tenero ma non patetico, una fotografia decisamente umana di un personaggio stravagante che è leggenda vivente, e quello che fa God Bless Ozzy Osbourne è solo quella di alimentare questo status, senza però rivelarci niente che possa arricchire il nostro bagaglio culturale in merito alla sua storia (ma alla fine la cosa è anche comprensibile, ormai tutto quello che c’era da dire su di lui, è stato detto e in maniera ampia). Una buona operazione commerciale, ma niente di più.
65/100
Attori principali: Ozzy Osbourne, Sharon Osbourne, Jack e Kelly Osbourne, John Frusciante, Henry Rollins, Tommy Lee, Geezer Butler, Tony Iommi e Bill Ward
Regia: Mike Fleiss e Mark Piscitelli
Durata documentario: 93 minuti
Lingua: inglese con sottotili in italiano
Extra: Interviste a Ozzy e Jack Osbourne, live footage Black Sabbath
Anno: 2011
Label: Next Entertainment
Genere: Hard Rock/Heavy Metal