Musicalmente parlato l'album si muove su classiche coordinate di Heavy moderno dalla produzione levigatissima ma mai pomposa e fastidiosa, dove Owens si muove sia su territori di priestiana memoria ma sopratutto punta a rinvigorire (o almeno prova) i fasti passati di Ronnie James Dio dell'era dei Black Sabbath, cercando estensioni vocali al limite del lirico, senza però mai colpire l'ascoltatore con qualche effetto speciale, come sarebbe stato lecito aspettarsi da un singer che suo malgrado, più volte si è dovuto lasciare il passato alle spalle per andare avanti cominciando sempre da 0. Effettuata questa premessa va detto che essenzialmente, i 12 brani che compongono questo Play My Game sono tutti di buona qualità tolto qualche inevitabile filter: tra gli episodi migliori vanno citate la candenzata opener "Starting Over", dove vien dato libero sfogo ad una prova vocale notevole, per un refrain ben strutturato ed inossidabile, la rapida ed infuocata "The Cover Up", e l'Hard Rock di "No Good Goodbyes". Peggio, indubbiamente peggio quando si tenta l'approccio melodico con la ballata "The World Is Blind", ma diversi pezzi tra quelli inclusi nella seconda metà della tracklist non incidono nemmeno dopo qualche ascolto. Peccato perchè nonostante tutte queste guest appearence di lusso, quello che manca a Play My Game paradossalmente è la varietà della proposta e la voglia di provare un qualcosa di realmente nuovo rispetto alle sue vecchie esperienze. Solo il tempo ci dirà quanti "Heavy Metal Maniacs" si faranno rapire dalle grandi gesta vocali di Tim Ripper Owens, ma sta di fatto che al sottoscritto, ha dato da subito l'impressione di un'occasione sprecata con grande superficialità. Confidiamo di più in un seguito. 57/100
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Tim Ripper Owens: Voce Anno: 2009 |