Scritto da Bartolomeo Varchetta e Gianluca Livi Giovedì 20 Aprile 2017 22:13
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Scritto da Gianluca Livi Martedì 04 Aprile 2017 16:53
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Scritto da Gianluca Livi Lunedì 20 Marzo 2017 22:13
La formula proposta dagli Agorà è una mistura, talvolta improvvisata, tra certo jazz-rock statunitense di stampo più intimista e atmosfere calde tipiche della cultura musicale mediterranea. |
Scritto da Janus Giovedì 23 Febbraio 2017 23:11
A dirla tutta, questo disco dovrebbe essere collocato nella rubrica “Underground”, ove sono effettivamente già recensiti gli altri titoli del gruppo ("Between Lands", "Live in Calcatronica", "Live at Electric Cirkus” nonché la compilation "Ecletism"), ma vi sono sintetizzati perfettamente così tanti stili sonori, che non è possibile non parlarne in termini di vero e proprio caposaldo, inserendolo tra i "Masterpiece", seppur confinato nella ristretta cornice che il mercato indipendente impone. |
Scritto da Gianluca Livi Mercoledì 18 Gennaio 2017 22:13
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Scritto da Alex Marenga Domenica 15 Gennaio 2017 22:13
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Scritto da Gianluca Livi Martedì 10 Gennaio 2017 22:13
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Scritto da Gianluca Livi Lunedì 09 Gennaio 2017 22:13
Magnifico album in cui è riassunta la summa dell'arte chitarristica dell'inglese. |
Scritto da Valentino Butti Sabato 10 Dicembre 2016 12:46
Erano trascorsi tre anni dalla pubblicazione di “Relayer” ( album che suscitò più di qualche perplessità tra i fan, ma che è stato ampiamente rivalutato con il passare degli anni…) e dal successivo ( e trionfale) tour, ed era tempo di tornare in studio per gli Yes. Il 1975 ed il 1976, oltre ad essere “spesi” on stage, erano serviti a dare libero sfogo alle velleità soliste dei 5 membri e i buoni riscontri commerciali avevano dato ulteriore fiducia alla band, malgrado i tempi fossero decisamente cambiati ed il prog stesse passando di moda. Gli Yes parvero non interessarsi a quanto avveniva nel mondo musicale e si diedero appuntamento in Svizzera ( a Montreux, per motivi fiscali..) per le registrazioni del nuovo album con la stessa formazione presente su “Relayer” e cioè Anderson-Squire-Howe-Moraz e White. Senonchè dopo qualche “session” Moraz se ne andò in Brasile per ultimare il suo “solo-album” ed al ritorno si trovò…licenziato…..Ovviamente il gruppo aveva già il sostituto e la stampa britannica specializzata ne diffuse la notizia quasi prima che Wakeman avesse detto “yes”……Con la ricostituzione della line-up forse più amata ( anche se io personalmente preferisco quella con Bruford alla batteria) tutti i tasselli erano ora al loro posto. E “Going for the one”, l’album che ne scaturì, è probabilmente l’ultimo vero capolavoro della band (anche se non mancarono negli anni successivi degli ottimi “colpi di coda” ), che ,paradossalmente presenta anche una copertina non certo tra le più riuscite. Il gruppo infatti aveva mantenuto solo il logo creato da Roger Dean ma non aveva ritenuto opportuno giovarsi del suo talento per la cover, affidandosi al rinomato studio Hipgnosis. Malgrado questa piccola pecca l’album riporta il gruppo ai fasti di “The Yes album”, “Fragile” e “Close to the edge” ed ad una riscoperta della formula “canzone” (a parte un episodio) con sommo piacere di Mr.Wakeman e delle vendite che permisero agli Yes di scalare le classifiche britanniche ed americane ( in un periodo non proprio facile per i gruppi progressive…). 5 brani compongono l’album con la frizzante e rockeggiante title track che apre le danze. |
Scritto da Gianluca Livi Venerdì 02 Dicembre 2016 14:54
“Ancient Afternoon” rappresenta una conferma del valore tecnico e compositivo del gruppo. |
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