Scritto da Luca Driol Domenica 07 Febbraio 2016 23:13
Una chitarra in odor di flamenco, impasti vocali degni dei migliori The Byrds e una sezione fiati mariachi che inaspettatamente ruba la scena agli altri strumenti, il tutto condito da archi e arrangiamenti sopraffini: questa è “Alone Again Or”, opener e biglietto da visita di “Forever Changes”, uno degli album più riusciti degli anni ’60 e zenit dell’arte dei Love.
Il geniale Arthur Lee, dopo due album di acida psichedelia dominata da tre chitarre, dei quali il secondo (“Da Capo”) è imperdibile, decide di allentare la tensione elettrica e inserire elementi folk, chitarre jingle-jangle, archi e melodie malinconiche: quello che ne scaturisce è una raccolta epocale di canzoni di incredibile fascino.
Considerato dalla critica un album di rock psichedelico, in realtà “Forever Changes” è lontano da album coevi di colleghi più noti quali Jefferson Airplane, Grateful Dead e The 13th Floor Elevators: qui la melodia detta legge e gli strumenti aggiunti (viole, violini, violoncelli, trombe e tromboni) non creano paesaggi onirici o derive lisergiche, ma arricchiscono ulteriormente una proposta musicale già di per sé eccellente.
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Scritto da Jacopo Giovannercole Venerdì 05 Febbraio 2016 22:08
Abbigliamento impeccabile, atteggiamento felino, irrequieto e romantico: così si presenta Willy DeVille all’alba di uno degli album più importanti della sua produzione, “ Coupe De Gràce”, che qualcuno ha trovato troppo “Classic Rock” per poter avvalersi dello status di pietra miliare della sua produzione. La band, quei Mink De Ville che accendono per bene i motori quando serve, si aprono a soluzioni musicali più ad effetto rispetto ai tre album precedenti fatti di notti insonni trascorse pestando in modo forsennato il piede sul palco del CBGB’s. Basti ascoltare il bellissimo sax di Lou Cortelezzi, che non viaggia lontano dai panorami urbani disegnati da Clarence Clemons della E Street Band di Bruce Springsteen. Ma non c’è solo il sax a caratterizzare i contrappunti di queste dieci caratteristiche perle, c’è un organo pastoso ( “ She Was ade In Heaven” ) che crea una spaziosità tale da permettere agli altri strumenti di emergere in modo disciplinato ed estremamente creativo. Ci sono le chitarre spagnole di “ You Better Move On” e “ End Of The Line” quest’ultima uno dei masterpieces dell’album. Il tutto è coadiuvato da un teatro di percussioni che pervadono i brani regalando quel tocco ispanico ed esotico mai fuori luogo,utilizzato in modo poetico e sinonimo di una epicità di strada stralunata, storie di malaffare che diventano, pasolinianamente, storie di vita. |
Scritto da Luca Driol Venerdì 22 Gennaio 2016 19:17
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Scritto da Bartolomeo Varchetta, Gianluca Livi, Jacopo Giovannercole Lunedì 18 Gennaio 2016 19:17
In origine era la Allman Brothers Band, di nome e di fatto. |
Scritto da Luca Driol Sabato 16 Gennaio 2016 19:17
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Scritto da Francesco Felix Martedì 15 Dicembre 2015 11:19
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Scritto da Gabriele Martelli Martedì 01 Dicembre 2015 12:21
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Scritto da Gabriele Martelli Martedì 24 Novembre 2015 21:21
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Scritto da Giovanni Loria Lunedì 23 Novembre 2015 17:43
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Scritto da Gianluca Livi Domenica 22 Novembre 2015 21:21
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