Il secondo album degli svizzeri Circus cambia le carte in tavola. La formula indistinta del primo lavoro viene abbandonata a favore di una presenza decisamente più consistente di ciascuno strumento utilizzato, nonché della voce, stavolta molto chiara. Anche il genere è definito: progressive puro e di livello elevatissimo, sapientemente condito con un vago sapore jazz, mai fuori luogo, come testimoniato da tutti i brani ed in particolare dalla suite omonima, un brano forte dei suoi 22 minuti di crescendo, atmosfere eteree, improvvise esplosioni sonore. Una maggiore fruibilità delle melodie proposte rende perfetto il lavoro finale, sicuramente sempre poco commerciale ma destinato a maggior presa sul pubblico. I primi tre brani “The Bandsman” , “Laughter Laneh”, “Laughter Laneh” iniziano tutti in un modo e finiscono in un altro.
Il primo parte in termini accattivanti con una melodia definita e azzeccata, affidata ai flauti – stavolta protagonisti di svariati fraseggi – infarcita da un complicato tappeto percussivo di stampo jazzistico. Il brano si chiude con un’apoteosi finale degna dei migliori Yes. “Laughter Laneh” alterna momenti intimisti di stampo prettamente romantico, a situazioni maggiormente dirompenti nei quali spiccano i due sax, l’alto e il tenore, suonati in maniera decisamente irruenta: il pensiero corre inevitabilmente (ancora un volta) al periodo d’oro dei Van Der Graaf, maestri in questo genere di cose. “Loveless Time” si propone in termini assolutamente soffusi, subito interrotti da una melodia accattivante molto cadenzata su cui si sviluppa tutto il brano, tra pause e riprese. “Dawn”, sicuramente l’episodio meno commerciale dell’album, è infarcito di continue puntate avanguardistiche che ricordano alcune esibizioni live dei più sperimentali King Crimson, (quelli del periodo Muir, Cross, Bruford e Wetton). Un pezzo evidentemente destinato a dilatarsi nelle esibizioni live e a raccogliere le improvvisazioni dei singoli musicisti. La durata, saggiamente attestata sugli 8 minuti, non lo rende affatto pesante. L’album si chiude con “Movin’on”, una suite di oltre 22 minuti che occupa l’intero secondo lato e che rappresenta certamente la summa del pensiero musicale dei Circus, ove vengono sviluppati tutti i concetti proposti precedentemente, con più evidenti richiami al discorso musicale dei Crimson, per l’uso delle chitarre in stile Frippiano, dei Van Der Graaf, per la capacità di spezzare le melodie nel momento più inaspettato, dei Gentle Giant (un’ispirazione finora inedita nei Circus) per gli inediti intrecci vocali proposti. I gruppi di cui sopra non vengono mai saccheggiati gratuitamente: piuttosto, invece, sono elegantemente citati in una chiave personale e inedita. Sempre presenti i richiami al jazz, maggiormente cari al batterista (qui impegnato a creare complicati e astrusi tappeti percussivi) e al prog più romantico, palesato da un flauto volto a creare atmosfere più rilassate. L’album si segnala senza dubbio come l’apice della carriera artistica della band: un vero capolavoro! Maggiori approfondimenti su questa band, nello studio a firma di chi scrive pubblicato qui.
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Roland Frei: lead vocals, acoustic guitar, tenor saxophone;
Marco Cerletti: bass, bass pedals, 12 string acoustic guitar, vocals;
Andres Grieder: flute, tambourine, alto saxophone, vocals;
Fritz Hauser: drums, percussion, vibes.
Anno: 1977 Label: ZYT Genere: Progressive Rock
Tracklist:
The Bandsman (4:25)
Laughter Lane (4:11)
Loveless Time (5:32)
Dawn (7:51)
Movin’ on (22:23)
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