Mi sono accostato all'ascolto di questo album con una buona dose di scetticità ma devo ricredermi. L'operazione di riproporre i brani dei Deep Purple Mark III e IV non appare affatto dissennata e il progetto appare credibile, con una sua ratio piuttosto evidente.
Coverdale evita saggiamente di presentare i classici nella loro versione originale, scegliendo la via della rivisitazione intelligente, arricchendoli con interessanti novità: il sound è decisamente indurito; la sua voce è quella di oggi, meno calda e bluesy di allora, ma estreamente efficace; le tastiere sono molto in ombra a favore di chitarre più attuali e mordenti. E poi ancora: nuove intro, piccoli bridge totalmente inediti, estemporanee diversificazioni melodiche, linee vocali modulate ex-novo. Insomma, tutte novità che arricchiscono notevolmente un album che - a dispetto delle previsioni e delle immancabili critiche - appare invece godibile ed estremamente ricco di spunti. Se da un lato condivido la scelta di nascondere un tantino le tastiere, dall'altro - se mi è concessa una critica - ho sentito una grande mancanza di Glenn Hughes e della sua voce irripetibile, unica, formidabile. Da questo punto di vista, forse, si poteva osare di più, magari chiamando in aiuto proprio l'amico Glenn, con il quale, da quello che ci consta sapere, sono stati mantenuti assai buoni rapporti. Ad ogni modo, attribuisco un punteggio elevato all'album, non solo per la sua validità intrinseca, ma anche per premiare il coraggio di un artista, David Coverdale, che - ormai nella posizione di non dover più dimostrare nulla a nessuno - osa rimettersi in gioco con un repertorio non certo secondo a quello della Mark II, grazie alla presenza di brani altrettanto validi, tra i quali preme appena il caso di citare "Burn". "Mistreated" e "Stormbinger". 88/100
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David Coverdale: voce Reb Beach: chitarra, cori Joel Hoekstra: chitarra, cori Michael Devin: basso, armonica, cori Tommy Aldridge: batteria, percussioni Derek Hilland: tastiere Anno: 2015 |