Roma, 5 Febbraio 2015 - Stazione Birra
Un vero evento gli Anglagard a Roma, quasi inaspettato. Gli Anglagard sono attivi dal 1991 e con “Hybris”, dell’anno successivo, hanno infiammato i cuori di ogni amante del rock progressivo. Il loro sound fonde il romanticismo dei Genesis con lo sperimentalismo dei King Crimson, ma nel loro sound sono riusciti ugualmente ad inserire il loro stile particolare che pesca anche nel folk svedese. “Hybris” del 1992 e “Epilog” del 1994, sono due splendidi lavori che hanno colpito il cuore di molti prog fans, poi il lungo silenzio e nel 2012 il ritorno in studio con “Viljans Oga”, un lavoro a tratti anche più sperimentale dei due precedenti lavori. Nel mezzo “Buried Alive”, del 1996 ed un ritorno per alcuni concerti nel 2003. Una storia quindi travagliata, ma nessuno si è dimenticato di loro ed in molti sono accorsi in questa loro importantissima data romana, anche perché è la prima volta da headliner in Italia, avevano partecipato al Veruno Prog Festival dello scorso anno. E’ una giornata piovosa a Roma, ma questo non ha impedito la riuscita del concerto, infatti sono in tanti a partecipare a questo evento. Ci sono di tutte le età, molti giovani e questo non può fare che piacere, chi li ha conosciuto dai loro primi passi, come il sottoscritto e la generazione che ha vissuto il progressive dei seventies. Nell’attesa si parla di musica, ci si incontra, si beve una birra, ci si avvicina al banchetto del merchandising, tutti con la consapevolezza e possiamo anche dire felicità, di attendere un vero evento, con la speranza che il tutto abbia un seguito. Ad aprire il concerto spetta a Gianni Leone senza il suo Balletto di Bronzo e con il solo ausilio delle sue tastiere ha offerto ai presenti il suo istrionismo ed un prog virtuoso e con tracce elettroniche ed ha interpretato anche alcune cover di gruppi come Free e Queen, tra gli altri. Ma senza togliere nulla a Gianni Leone, anche lui ha contribuito a scrivere alcune pagine importanti della Storia del Prog, tutti attendono l’arrivo degli Anglagard. L’attenzione di tutti è rivolta verso il palco, dove domina una strumentazione molto vintage e non poteva essere altrimenti, un Hammond, Moog e tastiere varie ed ancora flauti, sax e chi più ne ha più ne metta e dopo una breve, ma calorosa presentazione, entrano i sei musicisti della band, accolti da grandi applausi. “Introvertus Fugu Part 1” cattura subito l’attenzione con le sue sonorità sperimentali, ma è “Hostsejd”, estratta dal loro secondo album, “Epilog”, con il suo incedere genesisiano, che inizia a scaldare i presenti. Il brano è eseguito alla perfezione e poi un susseguirsi di emozioni con “Langtans Klocka”, dall’ultimo lavoro in studio della band svedese e con “Jordrok”, che ci riporta al primissimo “Hybris”. La prima a prendere la parola è Anna Holmgren che ringrazia i presenti e le note pianistiche danno il via al brano appena citato ed è una grande emozione ascoltarla dal vivo, con le tastiere di Linus Kase che creano paesaggi progressivi da brivido, così come la chitarra di Tord Lindman, il “Folletto”. Gli Anglagard escono dal palco accompagnati da grandi applausi e dopo pochissimi minuti entra il drummer Erik Hammartstrom che offre un raffinato assolo di batteria, dopo ancora grandi emozioni con “Kung Bore” e “Sista Somrar”, che mettono realmente fine a due ore di musica indimenticabile e con la speranza che possa ripetersi ancora. |
Anna Holmgren: Flauto, Sassofono e Mellotron Data: 05/02/2015 Setlist:
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