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Ian Anderson (Jethro Tull)

Un’intervista che esce con molti mesi di ritardo e che rischiava di non essere pubblicata tra le pagine di Artists & Bands. Registro ancora le telefoniche in analogico, con un vecchio registratore a cassette, ebbene si, le vecchie audio cassette e se avessi dato più fiducia alla tecnologia, sicuramente quest’intervista sarebbe stata pubblicata ben prima. Senza mandarla troppo per le lunghe, un nastro non propriamente perfetto ed un collegamento telefonico che di certo non ha aiutato il risultato finale, mi ha fatto penare non poco per cercare di salvare il salvabile. Un impegno doveroso per rispetto del tempo che Ian Anderson ci ha dedicato. Di sicuro sentirsi chiamare al telefono da una voce che dice “Hi Fabio, i’m Ian Anderson for the interview, how are you?”, non ha prezzo, potrebbe sembrare quasi uno scherzo ed invece…..



Recensione di "Homo Erraticus"


- A&B -
Ciao Ian, benvenuto tra le pagine di Artists & Bands e grazie per aver accettato di scambiare due parole con noi. Raccontaci il perchè la storia di Gerald Bostock non finisce con “Thick As A Brick II”, ma continua con “Homo Erraticus”. Avevi già in mente di continuare a raccontare la sua storia?
- Ian Anderson -
Si, è una storia che ho sempre voluto riproporre, anche se “Homo Erraticus” non è proprio la terza parte, ma un disco a sé, il personaggio è lo stesso, ma ho voluto trattare argomenti storici di ottomila anni fa, riconducibili anche ai giorni nostri e mi ha molto affascinato vedere che le cose poi non sono tanto diverse. E’ un viaggio nella storia delle migrazioni, di popoli, gente che si sposta non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, con le religioni. Si parla quindi di cristianesimo, dell’Impero Britannico, della Seconda Guerra Mondiale, dell’America, un viaggio verso la Storia dell’Umanità. E’ realtà storica, le persone migrano per cercare una vita migliore e questo succede ancora oggi come tantissimi anni fa.

- A&B -
E' una storia inventata o ha qualche attinenza con i giorni di oggi?
- Ian Anderson -
Possiamo dire che è una storia inventata, ma che ha attinenze reali con vari periodi storici. Ma non avevo assolutamente nessuna idea di quello che volevo fare, anche musicalmente ad esempio, “Doggerland” è nata così per caso, avevo in mente una melodia, l’ho provata con il flauto ed è nato il brano. Come ti dicevo prima con questo brano ho voluto raccontare la gente che migra per una vita migliore ed ho cercato di studiare un po’ l’evoluzione umana. I contadini inizialmente usavano ferri del mestieri semplici, poi si sono ammodernizzati e molti di essi sono stati usati anche come armi, che a loro volta si sono evoluti fino alla bomba atomica, da qui è nato un brano come “Heavy Metals”.




- A&B -

E' una storia che ha anche qualche attinenza con la Storia dell'Inghilterra?
- Ian Anderson -
Si, senza ombra di dubbio, noi siamo un popolo nato grazie alle forti migrazioni. Gli Scandinavi, i Sassoni, anche l’Impero Romano, abbiamo anche discendenze dalla Mongolia e poi tedeschi, francesi, tutto questo in moltissimi anni. E’ quello che succede anche oggi, ci sono popoli che scappano dalle loro terre e cercano di vivere in un mondo migliore ed oggi sembra essere l’Europa, è una cosa che non si può fermare, dobbiamo prenderne atto, anche se è una cosa che può far paura e ci fa arrabbiare, ma succede da secoli.

- A&B -
Perchè il titolo Homo Erraticus? Qual'è il suo significato?
- Ian Anderson -
“Homo Erraticus” è semplicemente un Uomo Errante, che emigra, un nomade.

 




- A&B -

Perchè hai affidato a Steven Wilson le rimasterizzazioni dei lavori dei Jethro Tull?
- Ian Anderson -
Ho visto che ha fatto un ottimo lavoro con altri dischi storici del periodo, è un abile professionista ed oltretutto un vero appassionato di rock progressivo, ha migliorato il suono senza mai snaturarlo. Penso di aver fatto la scelta giusta, ha fatto un ottimo lavoro.

- A&B -
Nel 1976 dicevi “Too Old To Rock’n’Roll: Too Young To Die!”. Per morire si è sempre troppo giovani, ma per il Rock’n’Roll” Dopo circa 40 anni sei ancora qui e mi sembra in ottima forma!!
- Ian Anderson -
È una cosa che dicevo, si! Ne è nato anche un disco, era una semplice frase, per me divertente ed in effetti è vero, sono ancora oggi sono qui a suonare Rock’n’Roll!



- A&B -
Hai partecipato alla prima edizione del Prog Exhibition a Roma ed hai suonato con la PFM, cosa ricordi di quella serata?
- Ian Anderson -
E’ stata una bellissima esperienza, i musicisti della PFM sono grandi persone e grandi professionisti e suonare con loro un brano dei Jethro Tull ed uno loro. Sicuramente la ricorderò per molto tempo ed è stato molto divertente.

- A&B -
“Aqualung”, “Thick As A Break”, Stand Up”, “Benefit”, tutti grandi lavori dei Jethro Tull, ma ce n’è uno in particolare che ti rende più fiero di aver creato?
- Ian Anderson -
Ogni album è nato in particolare momento della mia vita e di quella dei Jethro Tull, risponderti è quindi molto difficile e logicamente gli album che hai citato sono quelli che sono entrati nella storia, di cui ne vado molto fiero.

- A&B -
Grazie ancora Ian per averci concesso il tuo tempo, per noi di Artists & Bands è un vero onore. Concludi l'intervista come vuoi, per i tuoi fans italiani ed i nostri lettori! 
- Ian Anderson -
Ho sempre avuto un ottimo rapporto con il pubblico italiano e vengo puntualmente a suonare nel vostro Paese e vi ringrazio sempre per il calore che dimostrate ai concerti. Amo il pubblico italiano da tantissimi anni ed è sempre un piacere dividere con voi questo calore. Bye Bye!!


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