Il nuovo progetto The Kilowatt Hour, che ha debuttato proprio in questo mese di settembre, al festival norvegese Punkt, vede Sylvian affiancato da due nomi importanti del panorama elettroacustico: il chitarrista austriaco Christian Fennesz ed il performer tedesco Stephan Mathieu. Il musicista britannico, prosegue lungo il sentiero intrapreso proprio con Mathieu in Wandermüde, estremizzando e dilatando la dimensione musicale ascoltata in lavori come nel già citato Blemish ed in Manafon. L’idea è sostanzialmente di creare una performance audio-visiva, costituita da un’unica traccia, sviluppantesi con una progressività lineare, alla ricerca di un flusso sonoro empatico tra i tre artisti. Il monolite sonoro è sostenuta dal lavoro di Mathieu alle tastiere/laptop mentre Sylvian si sposta continuamente tra programmazione e tenui passaggi intimistici al piano. Dall’altra parte Fennesz sferza con inserti nudi e crudi di chitarra, sfruttando interventi manipolativi del suono. Questa volta l’artista inglese, non interverrà con parti cantate, gli unici momenti di rottura sono gli inserti vocali del poeta Franz Wright che accompagnano il flusso sonoro. In questo viaggio mentale, di poco più di un’ora si assiste ad una prima parte che si fa apprezzare per gli intenti sonori di forte rimando spaziale ed alienante, peccando poi nella seconda in una certa ripetitività, figlia forse di una performance poco organica e troppo in balìa della dimensione improvvisativa. Un altro aspetto che non rende giustizia è sicuramente la pochezza del supporto visivo alla musica, che alterna figure nubulose, scie colorate e figure frattali. I tre abbandonano il palco al buio com’erano arrivati, lasciando molti delusi, ma anche fan visibilmente interessati alla novità. Personalmente, l’idea non è dispiaciuta affatto, anche se è mancato qualcosa che destasse maggiormente la mente con un risultato più dirompente.
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David Sylvian: Piano, programming Data: 22/09/2013
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