Tra gli eventi più attesi in ambito musicale a Firenze per l’estate 2009, probabilmente il ritorno in Italia dei Motorhead è quello che ha fatto più “rumore”, come la loro musica. A poco meno di un anno dalla pubblicazione di Motorizer, Lemmy e co. tornano nel nostro paese per confermare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che i leoni inglesi dell’Hard Rock sono vivi e vegeti, nonostante l’età avanzi inesorabilmente ed impietosamente anche per loro. La kermesse musicale nella splendida cornice della Fortezza Da Basso è stata aperta dalle Merendine Atomiche, band di sano Metal chiaramente influenzato da Down e Pantera autrice di uno show molto breve ma coinvolgente, che ha visto sugli scudi il corpulento cantante Zarda, che tra un pezzo e l’altro ha lanciato tra il poco pubblico presente degli snack in confezioni gialle che han riscosso molto successo come gesto, ma che probabilmente per l’infernale caldo, nessuno avrà avuto il coraggio di mangiare se non accompagnati da una bella bevanda fresca.
Alle 20.15 salgono sul palco gli Extrema, che col ritorno all’ovile del loro leader GL Perotti dopo qualche side project han proposto ai crescenti presenti molto del loro nuovo album, Pound For Pound. Nessuna sorpresa, ormai la combriccola milanese propone un live act potente, coinvolgente ed incandescente da anni, una garanzia insomma. Chiudono alle 21 spaccate, ma nessuno tra la folla parla di loro nonostante l’ottima esibizione, tutti vogliono on stage Lemmy! I tecnici del suono cominciano a preparare il palco per i Motorhead, con un telo posto al centro che raffigura il loro logo e l’artwork del loro ultimo disco, in più anche l’amplificazione aumenta a di secondo in secondo (ricordiamo che in passato, le teste di motore furono definiti come la band più rumorosa e casinista del pianeta). Il sole ha già lasciato spazio ad un cielo blu e la temperatura africana è nel frattempo diminuita coadiuvata da un vento soffice che ammorbidisce l’attesa. Le luci sono state provate ed è tutto ok, adesso non resta altro che attendere loro, le leggende della musica dura anglosassone più amata che ci sia. Ore 21.20, dalla destra del palco arriva un omaccione con baffi e capelli lunghi, camicia e jeans neri e stivali in pura pelle: e Lemmy! Nel frattempo, nonostante gli occhi del pubblico fossero tutti per lui e per la sua imponente figura, anche il chitarrista Vivian Campbell ed il batterista Mikkey Dee han preso posto; si parte subito con la terremotante “Iron Fist”.
Nel giro di pochi secondi il pogo è già sfrenato tra le prime file cosi come i litri di sudore gettati con violenza sull’asfalto dall’air guitar sono molti, ma non c’è tempo per respirare, senza fronzoli o presentazioni di sorta si attacca col groove di “Stay Clean”: altra ovazione alla fine del pezzo. Obbiettivamente, nonostante la scaletta perfettamente calibrata (solo due pezzi da Motorizer, e poi solo il meglio di una grande carriera con qualche puntatina qua e la anche nel passato più recente), i Motorhead ci han messo non poco a carburare la loro macchina killer, risultando seppur a perdonabili sprazzi, poco coesi. L’alchimia però viene affinata alla perfezione da “Metropolis” (splendida esecuzione e grandi emozioni per uno dei testi più belli mai usciti dalla penna di Lemmy) e poi ancora più indietro col groove assassino e ritmo chirurgico profuso con “Over The Top”. Nota di grande merito va al drumming frenetico ed schizzato di Dee, vero motore e cuore pulsante della ritmica, ed anche Campbell, seppur non abbia messo mano ai riff più famosi, si è dimostrato professionista ineccepibile ed ottimo esecutore..beh, per Lemmy parla solo la presenza carismatica, e nonostante la voce possa sembrare sempre più cartavetrata e maltrattata dagli alcolici, cede molto poco in quanto a resa. Con “Whorehouse Blues”, pescata dal bellissimo Inferno del 2004 ci si lascia ad un momento più scanzonato e paradossalmente intimo (e l’ora di concerto è già passata senza nemmeno rendersene conto), prima di lasciare un uno/duefinale (senza dimentica la poderosa “Bomber” arrivata poco prima) che in quanto ad impatto farebbe indietreggiare una mandria di bisonti pronti a devastare tutto quello che gli si presenta avanti. Non han certo bisogno di particolari presentazioni pezzi come “Ace Of Spades”, che non mostra i quasi 30 anni alle spalle e manda in assoluto delirio il pubblico fiorentino e la corrosiva e conclusiva “Overkill”, col basso pulsante ed affettato che è stato consegnato alla storia.
Dopo 90 minuti pieni di adrenalina quindi, i tre lasciano il palco sotto una meritata standing ovation, nessuno è scontento o deluso, il roboante carro armato dei Motorhead a raso al suolo i padiglioni auricolari di tutti, e nonostante qualche imperfezione ci sentiamo ancora una volta di dire a squarciagola: long live Mr. Kilmister.
Il loro motto è stato ancora una volta rispettato:
Everything Louder Than Everything Else!
Immortali.
Lemmy Kilmister: Voce e basso
Mikkey Dee: Batteria
Vivian Campbell: Chitarra
Data: 16/07/2009
Luogo: Firenze - Fortezza da Basso
Genere: Hard Rock/Heavy Metal
Setlist:
01. Iron Fist
02. Stay Cleean
03. Be My Baby
04. Rock Out
05. Metropolis
06. Over The Top
07. One Night Stand
08. I got mine
09. The Thousand Names Of God
10. Another Perfect Day
11. In The Name Of Tragedy (con drum solo)
12. Just 'Cos You Got The Power
13. Going To Brazil
14. Killed By Death
15. Bomber
16. Whorehouse Blues
Encore:
17. (intro Black Night dei Deep Purple) Ace Of Spades
18. Overkill