Nell'ambito del "Roma Unplugged Festival", il trio costituito da Maria Pia De Vito, Omar Sosa e Trilok Gurtu ha rappresentato una inusuale ed atipica novità.
Intrecci sonori, stratificazioni vocali, commistioni di stili diversi sono stati alla base di "Mater", interessante progetto etnico che lancia anche un importante messaggio sociale, sotteso al ricordo valorizzante di «quelle donne guerriere che hanno dato la vita per cambiare le cose». Dal punto di vista squisitamente sonoro, ci è parso assai interessante l'intreccio esecutivo profuso dalla coppia Sosa/Gurtu: il primo si è letteralmente diviso in due, equamente bilanciando la seduzione del piano a coda - con una tecnica che tradisce chiari studi classici, garantita con la mano destra - e il magnetismo dinamico di certa fusion statunitense, profusa con la sinistra, occasionalmente anche assicurando elementi caraibici propri dell'isola di provenienza; l'altro ha costruito un tappeto ritmico multicolorato, schierando un set percussivo estremamente diversificato ed eterogeneo: è la terza volta che chi scrive assiste ad una performance del percussionista indiano, ma questa è la prima ove egli si è presentato sul palco inserendo arditamente la tabla (due tamburi di dimensioni diverse chiamati dayan e bayan), su rullante, cassa, hi-hat, ride e altri piatti di varia natura, elementi tipici della batteria classica, peraltro privata di tom-tom e timpani a favore dei quali sono stati preferiti pelli di chiara provenienza orientale. In questo substrato assai variegato ma affascinante, si è inserita pregevolmente Maria Pio De Vito, non soltanto eseguendo canti attinti dalle tradizioni campana e siciliana, ma anche garantendo vocalizzi sperimentali che hanno imposto all'esibizione una direzione del tutto trasversale. Non tutto è stato perfetto, invero: a causa dell'umidità, Trilok Gurtu ha dovuto improvvisare l'accordatura del dayan durante l'esecuzione di un brano al piano solo da parte di Omar Sosa, il quale, fin troppo concentrato, ha continuato imperterrito a tirar dritto, suonando ininterrottamente, dando così vita all'unico momento non sinergico tra i due artisti; vocalmente parlando, inoltre, sono apparsi forse un po' troppo decontestualizzati gli intrecci vocali garantiti dai tre, peraltro amplificati dalle stratificazioni della loop station gestita dalla stessa Maria Pio De Vito. Vero è che la musica proposta dal trio è apparsa del tutto inusitata, non comune, certamente seducente, nella sua macchinosa complessità, peraltro arditamente eseguita dando largo spazio a non rare improvvisazioni individuali e collettive, volitivamente contrastando la palese difficoltà di contemperare sonorità diversificate di provenienze tra loro apparentemente inconciliabili. |
Maria Pia De Vito – voce, loop station Omar Sosa è un pianista e compositore cubano di fama internazionale, noto per la sua capacità di fondere jazz, musica afrocubana e suoni elettronici in composizioni originali e coinvolgenti. Maria Pia De Vito è una delle voci più versatili e apprezzate del panorama musicale italiano, famosa per la sua abilità nel mescolare jazz, musica tradizionale e improvvisazione. Trilok Gurtu, leggendario percussionista indiano, ha collaborato con alcuni dei più grandi nomi della musica mondiale, portando la sua maestria ritmica in ogni performance.
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