Presentare gli Arena è esercizio inutile, maestri del new-prog britannico tornano dopo la parentesi live di "Live & Life" e tornano con un lavoro che festeggia degnamente quello che è un traguardo che molte band sognano di raggiungere ma poche effettivamente riescono: il decimo studio album, gli Arena con questo "Pepper & Ghost" uscito giusto poco più di un anno fa, ci sono riusciti.
Il sound è quello classico delle new-prog band e quindi il suono classico degli stessi Arena, pur se con un certo tono più Heavy, le composizioni sono al solito adeguatamente lunghe e dalla struttura complessa, con lunghi assoli e lunghi momenti interamente strumentali, senza però mai eccedere in virtuosismo, il tutto assecondato come da stile Arena da una accattivamente melodia dettata principalmente dalla voce di Rob Sowden. Il sottile e lontano chiaccherio di una festa paesana con tanto di orchestrina apre le danze di questo "Pepper & Ghost", con "Bedlam Fayre" dove fin da subito gli Arena mettono in chiaro la musica che sentiremo, ritmi un pò più heavy con la chitarra più graffiante per tutta la canzone. Più delicata si apre "Smoke and mirrors", stavolta poi è Nolan a prendere in mano le redini, con un tappeto di tastiere che si alterna con momenti più melodici di chitarra e voce ed una parte più corale. Il primo "botto" di "Pepper & Ghost" si ha con "Shattered room", una linea di chitarre graffianti e abbastanza dure domina la parte iniziale per poi passare la voce a Rob Sowden che accompagna la canzone con un incedere crescente fino alla parte centrale dominata dalle chitarre e dalle testiere ma sopratutto da un "terrificante" intermezzo di "fantasmi" salvo poi riesplodere in un assolo di Clive Nolan notevole, decisamente più ritmata seconda e conclusiva parte con Mitchel ed i suoi assoli a comandare nuovamente il sound, notevole l'accompagnamento in questa canzone da parte della sezione ritmica e sopratutto da parte di Mick Pointer a suo agio con i ritmi più duri. Una ballad è "The eyes of Lara Moon" ma senza alcuna particolare pretesa. Un interessante giro di pianoforte apre Tantalus che prosegue con una teatrale interpretazioni di Rob Sowden, una ballad all'inzio cupa e oscura che parla di pazzia, l'accellerazione è data come spesso avviene dalle chitarre che riportano il ritmo ad alternarsi prima toni più veloci,e quindi su momenti più riflessivi assecondando il cantato, il finale è un esplosione di chitarre. Decisamente heavy, con tanto di chitarra distorta l'opener di Purgatory road che poi passa ad un incedere decisamente più marziale di tastiera e basso, vagamente floydiano come stile, per poi intraprendere il classico andamento melodico con l'utilizzo in alcuni punti di voci filtrate, il finale è tutto per John Mitchel e Clive Nolan che impongono una brusca accellerazione al sound. Opera Fanatica è uno dei più belli e più originali pezzi prog che mi sia capitato di sentire in questi ultimi tempi. Aperta dai vocalizzi e dai giochi di voci operistiche, tenore e soprano, giochi e vocalizzi ripresi più volte durante tutto il brano, si parte poi con un riffing abbastanza hard e con la maestosità di Clive Nolan con le sue tastiere e poi via per tutti i 13 minuti di durata a continui cambi di ritmo, a continue divagazioni della chiatarra, tappeti di tastiere, ed un esaltante accompagnamento della sezione ritmica il tutto con gli inserimenti veramente molto ben orchestrati della parte melodica nella voce di Sowden, indimenticabile il ritornello. Indubbiamente un gran disco, indubbiamente da avere se si è amanti del Progressive Rock. 80/100
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Clive Nolan: Tastiere Anno: 2005 Sul web: |