Dopo la dipartita dalla band di Olaf Thorsen prima e di recente, di Chris Breeze, questo nuovo album dei Labyrinth ci si presenta come la prova del fuoco.
Pur rimanendo nei loro territori, i Labyrinth continuano a sperimentare, con qualche ventata di modernità che si spinge quasi verso il metal estremo in alcune parti vocali, ricordando quasi l'esperimento degli Athena con "A New Religion?", album del 1998. C' è da dire che rispetto ai due precedenti album, che già avevano dato una svolta al sound della band, le canzoni risultano più fruibili, dai ritornelli orecchiabili e dalle melodie ariose, ma la lontananza da 'Return To Heaven Denied' è abissale. Non si tratta di cambiamento radicale, ma di legittima evoluzione del sound della band che rimane comunque riconoscibilissimo. Destabilizzanti alcune parti growl della voce e le accelerazioni black di “Lost”, che esplode dopo due song di apertura in pieno stile Labyrinth. Vari richiami ad altri generi ed altri gruppi , compresa una cover dei Beatles, si avvicendano fino alla lenta "Piece Of Time", un ritorno piacevole verso le sonorità che anni orsono ci avevano fatto apprezzare la band toscana (vedi il sopracitato " Return.."). Da sottolineare, la presenza di Roberto Tiranti anche al basso oltre che dietro ai microfoni, dove ci propone la classica, meravigliosa performance. Purtroppo la produzione non è delle migliori, ma i Labyrinth restano e resteranno uno dei migliori gruppi italiani a livello internazionale. 75/100
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Roberto Tiranti: Voce, basso Anno: 2006 |