Non deve essere stato facile, per un gruppo sardo (precisamente cagliaritano) aver attraversato quasi interamente lo stivale trasferendosi a Torino.
Ma l’offerta era troppo allettante per rifiutare: produrre dischi per la Casasonica, etichetta del chitarrista Max Casacci, famoso per il suo lavoro con i Subsonica. Giunti al loro terzo disco (un album ed un E.P.), i Sikitikis continuano con coerenza il loro percorso musicale lasciando ancora fuori le chitarre e riempiendo il vuoto con ampio uso di tastiere, synth e strumentazione elettronica varia. Non per questo il loro rock senza fronzoli e diretto ne risente, anzi. B, uscito lo scorso 5 marzo, è uno splendido album costituito da 10 tracce suonate con intelligenza e grande freddezza compositiva, dove la voce sporca di Diablo sorregge le sfuriate selvagge della sezione ritmica, che vanno già in grande risalto in “Little Lu”, un perfetto potenziale singolo. I nostri si dilettano ancora con musiche che farebbero da perfetta colonna sonora ad un film poliziesco o noir anni ’70 all’italiana (senza dimenticare anche certe musiche tarantine), con chiare citazioni anche alla musica anni ’60. Infatti se nel primo disco si dilettavano con una cover di Mina, adesso azzeccano anche un classico di Adriano Celentano: “Una Storia D’Amore”. Potente il suono di “Rosso Sangue”, sorretta da cori retrò e con le tastiere di Zico che hanno un ruolo predominante nell’esplosivo ritornello. Ottima anche la successiva “Piove Deserto”, ballata crepuscolare ed ossessiva, di grande atmosfera, che trova il suo punto di forza nel chorus malinconico. Nel DNA dell’atipica “L’ultima Mano” si legge Subsonica, mentre nel primo estratto del disco “Al Primo Colpo” torna fuori la grinta primordiale di inizio raccolta, con una batteria incalzante sostenuta dal groove al basso di Jimi. Una canzone che in realtà più che aprire una nuova via sonora è un ponte col recente passato della band, dove le liriche taglienti l’hanno fatta da padrona insieme ad un suono più scarno e derivativo, mentre in questo B la band sarda è sostenuta indubbiamente da un mixaggio leggermente più levigato e complesso, che però ha il grande pregio di non far disperdere la forza evocativa dei pezzi, anzi, alla fine risulta la marcia in più. In “Perdere Rivincite” si evocano invece fantasmi di litfibiana memoria, dove è ancora una volta la prova del singer a strappare applausi. Sul finale però arrivano gli episodi più intensi e migliori del disco: “Mi Avveleni Il Cuore” è ancora un’altra canzone vincente e carica, con un testo veramente indovinato; “Onde Ecocentriche” si apre con un riff di basso cupo, e continua su una melodia spigolosa impreziosita da una voce femminile (purtroppo nelle note che accompagnano il cd non è presente il nome), con un finale che suona come l’apocalisse messo in musica. A chiudere arriva così “Le Grand Diable”, 4 minuti abbondanti che si reggono su una citazione letteraria di Wu Ming, prendendo spunto dal personaggio principale di Manituana. Elettronica fusa a schegge industrial per l’episodio più stralunato in assoluto. In conclusione si può dire che questo nuovo album dei Sikitikis si affaccia con prepotenza e sfacciataggine al nostro panorama (un po’ come lo scorso anno fece Il Teatro Degli Orrori), confezionando una raccolta di pezzi che non ha veri punti deboli e che si lascia ascoltare piacevolmente nonostante non sia un prodotto di facile fruibilità. I Sikitikis guardano già avanti, al futuro della nostra canzone. Grandioso. 80/100
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Diablo: Voce e suoni Anno: 2008 |