Eccoli di nuovo qui, puntuali come un orologio svizzero che li vuole sul mercato con un disco di inediti ogni due anni:Olly e Gale, più conosciuti con il monicker Turin Brakes.
Due anni fa ci lasciarono con un disco sì altalenante, ma dove per la prima volta presero in mano le chitarre elettriche e ne fecero ampio uso, aprendo al strada a questo Dark On Fire, quarto album in studio in poco più di sette anni. Tolti quindi definitivamente i panni di new acustical band (con scomodi e poco azzeccati accostamenti alla scena scandinava), i Turin si ripresentano così con 12 pezzi dal piglio “aggressivo”, dove il loro rock semplice fatto di ballate e pezzi più graffianti risulta oggi come una versione ruvida e senza fronzoli di Coldplay e Keane, con la voce di Olly sempre affascinante, profonda e triste, che imbastisce melodie bellissime pronte ad accompagnarvi in questi primi freddi invernali. Il singolo “Stalker”, gettonatissimo alle radio ed accompagnato da uno splendido videoclip mette subito le cose in chiaro: melodia soffice ad ampio respiro, chitarre armoniche ed un basso ruvido, il tutto pronto ad esplodere nel ritornello killer, ormai un marchio di fabbrica sin dai tempi della loro prima hit, quella “Save Me” che li fece conoscere al grande pubblico. “Last Chance”, posta in apertura, si muove su territori più country, dove chitarra acustica ed elettrica imbastiscono un muro sonoro solido ed efficace, mentre la title track con i suoi archi ed il chorus “sofferto” risulta epica e maestosa, un pezzo assolutamente inedito nel repertorio del duo britannico. In “Ghost” si trasformano negli Stereophonics risultando comunque convincenti;in “Something In My Eye” invece imbastiscono una classica ballata con archi sintetici che può ricordare nel pattern le ultime filastrocche brit di Chris Martin. Sia chiaro, nonostante i tanti accostamenti il duo riesce a mantenere il sound personalissimo dimostrandosi sempre coerente, e allo stesso tempo ci sono anche pezzi meno riusciti che possono, dopo qualche ascolto, risultare pesanti nel proseguo della raccolta: insomma, il rischio skip è dietro l’angolo. La sorpresa più bella del disco alla fine risiede nella breve “Real Life”, dal riff quasi al limite dell’hard e con un ritmica incalzante che esplode in un ritornello potente che profuma di ‘70s lontano un miglio (stessa cosa per la successiva “For The Fire”)… Se questa è la strada che Olly e Gale vorranno percorrere anche in futuro l’ascolto della loro musica si aprirà a nuove soluzioni sonore molto gradevoli e di puro intrattenimento rock’n’roll. Il disco va così a chiudersi con “Bye Pod” (che rimanda subito l’ascoltatore ai fasti della prima era musicale dei TB senza però convincere appieno), con “Here Comes The The Moon” (che scivola via senza lasciare particolare sussulti) e con “New Star”, un altro lento dove spicca la voce di Olly sempre pronta a rompersi da un momento all’altro nei suoi alti ma sempre lì, dolce e delicata come una carezza. Un disco pieno di ottimi spunti e con una manciata di pezzi di altissimo livello, i Turin Brakes si sono ritrovati ad un bivio, ossia proseguire un percorso appena iniziato oppure tornare indietro ed imboccare la vecchia strada. Hanno scelto la prima opzione, sfornando uno dei dischi rock mainstream più ispirati del 2007. Non lasciarsi avvolgere dalle armonie di questo disco, potrebbe rivelarsi un crimine senza attenuante. 80/100
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Olly Knights: Voce e Chitarra Anno: 2007 |