Roma, 18 Luglio 2017 - Summertime 2017 - Casa del Jazz
Settimana di spessore quella appena trascorsa alla Casa del Jazz con tre appuntamenti notevoli, gli Oregon, Bill Frisell e la leggenda della chitarra jazz John Scofield che di certo non ha bisogno di presentazioni. La formazione degli Uberjam arriva a Roma e la risposta di pubblico è stata decisamente ottima. Posti a sedere quasi interamente occupati, soprattutto da moltissimi giovani e appassionati che si sono disposti in piedi ai lati del palco per godersi al meglio le note di questo fantastico quartetto. Al fianco del musicista statunitense troviamo il fido Avi Bortnick come seconda chitarra, al basso Andy Hess e alla prorompente sezione ritmica l’altro gigante della jazz/fusion Dennis Chambers che sembra aver ritrovato la forma, dopo i problemi di salute che lo avevano attanagliato. Quello della Uberjam è un collettivo capace di spaziare tra molteplici generi. Obiettivo primario del progetto di Scofield è non rimanere ancorato ad un contenitore ma far propri stilemi assai diversi tra loro come il reggae, il boogie, le atmosfere funk (Boogie Stupid e Blue Matter) assieme alla tradizione più classica del jazz. Ciò è risultato fuori dalla serata trascorsa è un interplay equilibrato, soprattutto tra la chitarra solista del musicista americano ed il granitifico lavoro in seconda linea di Bortnick, che oltre a sostenere l’impianto ritmico assieme a Chambers e Hess, fa un utilizzo sapiente del recorder e dei samples al fine di arricchire notevolmente l’impasto sonoro che ne risulta nel suo complesso. Certo, Scofield si ritaglia ampi spazi solisti ma con risultati mai straripanti e, anzi, a discapito del suo bagaglio tecnico pazzesco, opta per soluzioni maggiormente improntate al groove e assai meno alla mera e rapida progressione sulla propria sei corde. Chambers ha nel suo dna la grande versatilità ritmica con cui costruisce scambi davvero unici, contrapposta alla sua evidente e fantastica devastante potenza. Ma oltre a tutto ciò c’è anche la capacità della band, di rompere gli schemi del classico concerto jazz in cui da una parte il performer si “isola” nella propria concentrazione e dall’altra il pubblico che ascolta. E’ lampante, invece, il forte richiamo empatico che viene trasmesso dall’amalgama dei quattro musicisti, tale da far esclamare a Scofield che la serata trascorsa è stata decisamente la migliore del tour, fino a questo momento.
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John Scofield: chitarra Data: 18/07/2017
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