Roma, 28 luglio 2013 - Stadio Olimpico
Un evento unico nella Capitale, irripetibile e molto atteso. Roger Waters ha portato nuovamente, ma stavolta negli stadi, il suo “The Wall Live”, uno spettacolo che non ha eguali, perfetto e coinvolgente. Per adeguare in spazi molto più grandi, Waters ha dovuto ripensare e riorganizzare tutto lo show, un muro di circa 150 metri di lunghezza, che occupa tutta la curva sud dell’Olimpico, un impianto audio e multimediale che non ha eguali, per poter raggiungere ogni persona presente al concerto. Di concerti ne ho visti veramente tanti, in tantissimi anni che mi appassiono di musica, ma sicuramente questo è il concerto più bello della mia vita, che resterà nel mio cuore, non solo per la musica di “The Wall”, un vero capolavoro, ma anche per il suo significato e per tutta la sua spettacolarità. Entro nello stadio e rimango subito a bocca aperta nel vedere il mega palco con l'enorme muro, uno spettacolo nello spettacolo, poi mi guardo intorno e vedo l'aereo appeso, pronto per essere lanciato sul palco. Il sole non vuole andarsene, ma poco prima delle 21:00 inizia ad imbrunire e questo significa che manca veramente poco all'inizio dello spettacolo. Ore 21:15 si spengono le luci, il muro si riempie di scritte e due guardie portano, maltrattandolo, un pupazzo, che rappresenta Pink, il personaggio dell’opera rock, ma è solo l’inizio e dopo l’intro “Outside The Wall”, il pubblico viene sorpreso con l’attacco di “In The Flesh?”, luci, fiamme, nello schermo il simbolo con i martelli ed entra Waters, acclamato da tutti i presenti e durante il brano la scenografia si arricchisce di luci, colori ed ancora fiamme ed un aereo militare che dalla parte alta dello stadio, di fronte al palco che inizia il suo volo fino a schiantarsi sul muro, con relative fiamme ed esplosioni. Una vera emozione che prosegue con “ The Thin Ice” e poi “Another Brick In The Wall Part1” dove il pubblico viene reso partecipe nel momento oramai storico dell’elicottero, che grazie all’impianto quadrifonico, dove gli amplificatori sono ovunque nello stadio, sembra veramente di essere parte dello show, inseguiti e ricercati anche se è solo un faro che dal palco punta il suo fascio luminoso cercando tra il pubblico e poi appare lui, il dittatoriale professore che guarda minaccioso il pubblico ed è protagonista assoluto di “Another Brick In the Wall Part 2” e nello schermo gigante appare la gigantesca scritta “I Believe”. Altri protagonisti assoluti sono il coro dei bambini che tengono il tempo con le mani, ballano e durante gli assoli di Dave Kilminster e Snowy White, puntano il dito contro il professore arrogante ed arcigno. Bella la versione acustica di “Another Brick In the Wall Part 2”, intitolata “The Ballad Of Jean Charles De Menezes" e Waters prende la parola, saluta la città e dedica il concerto proprio a Jean Charles De Menezes (cittadino brasiliano ucciso a Londra dalla polizia inglese nel 2005) ed alla sua famiglia, “per la loro lotta per la verità e la giustizia e per tutte le altre vittime del terrorismo di Stato di tutto il mondo, non vi dimenticheremo”, dalle sue stesse parole e le dolci e bellissime note di “Mother” si cospargono in tutto lo stadio e nel muro appaiono immagini del concerto dei Pink Floyd del 1980, uno dei momenti più commoventi dello show, con l’assolo affidato a Snowy White. Intanto il muro inizia a prendere forma, c’è sempre qualche mattone in più e la splendida “Goodbye Blue Sky” cattura non solo musicalmente, ma anche per le immagini, uccelli che prendono il volo, ma vengono scacciati via da minacciosi aerei da guerra che sganciano bombe, sotto forma dei simboli del potere, sia politici che religiosi e quindi la croce, la falce ed il martello, il denaro, la Stella di David, ecc. Ancora momenti spettacolari in “Young Lust”, con immagini di una donna bellissima ed in “Don’t Leave Me Now”, con la straziante voce di Waters ed un altro personaggio di The Wall che appare realmente a ridosso del muro ed una voce televisiva in francese che viene fermata dalla distruzione dello schermo e da urla folli e “Another Brick In the Wall Part 3” è eseguita alla perfezione e durante “The Last Few Bricks” grazie ad un gioco di luci ed immagini non ci si rende conto che il muro è quasi completo, rimane un solo mattone e nel piccolo spazio si affaccia Waters che dice addio al mondo crudele in “Goodbye Cruel World”. Finisce la prima parte e sul muro appaiono foto di persone decedute e scomparse nel mondo, vittime di guerra e di ingiustizie. Ora il muro è completo e nella bellissima “Hey You”, che dà inizio alla seconda parte del concerto, la band suona dietro al muro ed altri momenti importantissimi sono “Nobody’s Home” dove si apre un varco ed appare Waters in una stanza comodamente seduto e con “Vera” si entra sicuramente nella parte più emozionante e, se vogliamo, cruda del concerto con immagini di guerra, di bombardamenti e di bambine che abbracciano il loro padre ritornato dal fronte, piangendo con “disperata” gioia (sicuramente il desiderio di Waters di abbracciare il padre deceduto in guerra) e durante “Bring The Boys Back Home” (un grido per riportare i ragazzi in guerra nelle loro case), breve ed operistica, con immagini di bambini terrorizzati dagli orrori di ogni guerra e rovinati da fame e malattie, immagini che hanno fatto arrossire gli occhi a molti presenti, sottoscritto compreso ed anche ad un commosso Waters. Il clou arriva con “Confortably Numb”, brano che emoziona sempre ed in questo contesto crea momenti irripetibili, con David Kilminster che durante l’assolo appare in alto e Waters sembra cercare un varco e con un pugno nel muro che virtualmente esplode creando bellissime immagini e colori ed in “In The Flesh” il muro diventa il potere, con le bandiere rosse con il simbolo dei martelli, Waters in tenuta dittatoriale che con un mitra spara verso il pubblico ed in alto inizia a volare il famoso maiale, trasformato stavolta in cinghiale con vari simboli di potere (scatenando mille polemiche da parte della comunità ebraica), che viene dato in pasto al pubblico, “Il maiale rappresenta ogni governo tiranno e per questo viene dato in mano al popolo” dice Waters in una sua dichiarazione. “Run Like Hell” coinvolge sempre di più il pubblico e le immagini che scorrono sono sempre più significative con i volti di tutti i dittatori che hanno segnato i momenti più bui della storia dell’umanità , sia nazisti che comunisti e “The Trial”, che ci porta verso il finale, è il momento che cattura ed entusiasma, la musica sinfonica con la voce d Waters al megafono e sul muro la multimedialità raggiunge il suo apice, con varie immagini riprese dalle animazioni del film “The Wall” ed altre dove spesso a regnare è il colore rosso “sangue” ed alla fine il muro crolla, ed è una liberazione, una sensazione di libertà, con una vera standing ovation da parte del pubblico, che applaude fino a farsi arrossire le mani, quello che è sicuramente uno show irripetibile. C’è ancora spazio per una “Outside The Wall” molto folkloristica con fisarmonica ed una tromba suonata dallo stesso Waters. Roger Waters è riuscito a portarci nel suo mondo, ci ha fatto conoscere le sue paure, le sue fobie, le sue paranoie, il suo pensiero, in una dimensione quasi surreale, ha costruito un muro e lo ha buttato giù (quel muro nato all'apice del successo dei Pink Floyd, che lo divideva dal pubblico e che poi ha acquisito molti significati) per far capire che ogni divisione, politica, religiosa o razziale che sia, si può tranquillamente vincere aprendo la mente e guardare oltre. Sono uscito dallo stadio felice di aver assistito ad un evento del genere, guardo ancora una volta il palco, mi avvio alla macchina sorridente ed affronto il traffico di Roma ancora sorridente, cosa alquanto rara nella capitale. Si, sorridente per aver preso parte ad un evento unico ed irripetibile!! |
Data: 28/07/2013 Setlist:
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