Il primo lavoro dei friulani “Yena” è una sorta di concept album composto da quattro brani. I contenuti testuali raccontano il triste spaccato di una società incatenata all’individualismo. Un male amplificato dall’assidua presenza dei social network che creano una realtà virtuale e deludente fatta di false speranze con la quale i giovani sono costretti a confrontarsi. A farne le spese è certamente l’umore fragile dell’adolescenza che trasforma piccoli problemi in tragedie, in ferite difficili da rimarginare. Nello sconforto serpeggia sempre il male dal quale nascono sentimenti oscuri come l’invidia, ovvero il “Veleno” che contamina ogni giorno una società senza alcun antidoto. Riflessioni profonde sulle quali, i cinque ragazzi, versano un rock tagliente che ricorda molto quello dei cari vecchi “Timoria”. Un buon sound che a mio avviso non convince pienamente in termini di originalità. Sembra qualcosa di già sentito che stenta a coinvolgere l’ascoltatore. Nonostante le basi per costruire qualcosa di più interessante ci siano tutte, gli “Yena” suonano col freno a mano tirato. Buoni i riff di chitarra, buona la ritmica ed altrettanto buone le due voci maschili ma alla band manca un carattere incisivo che le faccia trovare il coraggio di osare, di comporre qualcosa di più personale a partire dalla copertina del disco. Ma questo è soltanto il primo passo in un mondo talmente vasto dove piccoli accorgimenti e migliorie possono dar vita ad un germoglio che al momento resta ancora rinchiuso nel suo seme. Mai arrendersi. |
Matteo Bellotto: voce Anno: 2016 |