I Sintomi di Gioia nascono ad Alessandria nell’anno 2000 e, prima della loro formazione definitiva, hanno arricchito il loro curriculum artistico organizzando molti concerti e partecipando a numerose iniziative musicali.
Nel novembre 2006 comincia la collaborazione con Alessandro Ciola (Imagina Production) mentre nell’aprile dell’anno seguente il gruppo comincia le registrazioni di alcuni pezzi che appariranno sul disco intitolato Segnalibro (uscito self nel 2008), in cui è presente, in veste di produttore artistico, lo storico chitarrista dei Perturbazione, Cristiano Lo Mele. E’ proprio una cover dei Perturbazione che fa parte dell’EP L’animale, realizzato dai Sintomi di Gioia nel 2010 con l’aiuto anche della partecipazione di altri grandi artisti. Ciò che emerge dalla loro produzione è un sound sperimentale nato dalla fusione di uno stile prettamente rock con tratti prog e un’atmosfera tipicamente grunge. Questo mini si apre con la canzone eponima, “L’animale”, dove si delinea la dicotomia che esiste tra l’animalità e l’umanità entro un un sistema che si agita da sé. L’originalità della traccia è data soprattutto dal fatto che questa è stata registrata su I-Phone (voce e piano) e poi rielaborata in studio (possiamo ricordare che in questo stesso periodo anche i Blur hanno registrato un disco servendosi dell’I-Pad). Nel secondo brano “Arrivederci addio” (cover dei Perturbazione) la voce delicata di Luca Grossi viene colorata da quella di Tommaso Cesaruolo, che collabora in questa canzone come anche Eugenio Solinas che, con il violoncello, dona una sfaccettatura più classica e armoniosa all’intero pezzo. Quest’ultimo viene arricchito inoltre dalle melodie del synth e dalle percussioni (batteria e tamburo scordato) che rappresentano invece la componente più rock. “Era inverno” è una cover della canzone de Le Orme e al suo interno l’ascoltatore ha il privilegio di sentire l’organo Hammond suonato da niente meno che Tony Pagliuca, l’ex tastierista di questo grande gruppo. La canzone rievoca un amore fugace tra un uomo e una donna, definita metaforicamente come un’attrice che non cambia scena, nelle mani del cliente che possiede la sua finta gioia, una gioia che, però, ha riscaldato le rigide giornate d’inverno. L’ultimo brano, intitolato “Spazi autogestiti”, è sempre una cover, stavolta della band anni ’80/’90 Ritmo Tribale. Il sound appare molto più rockeggiante grazie ai riff di chitarra e ad un refrain variegato dalle sonorità prodotte dal sintetizzatore e dal mellotron campionato. Nel complesso questo mini album rappresenta una buona tappa per quella che è la produzione artistica dei Sintomi di Gioia, in particolare nell’ambito della sperimentazione di nuove melodie, affidandosi alle loro reminiscenze e proponendo questi brani in chiave diversa e ovviamente personale, il ché non è facile. 74/100
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Luca Grossi: Voce, chitarra, piano e synth Anno: 2010 Sul web: |