Nati nel 1995 dalle ceneri dei Sylvia (tra i fondatori dei quali vi erano anche Jon Davidson, e Taylor Hawkings, rispettivamente futuri Yes e Foo Fighters), gli Anyone esordiscono nel 2001 e oggi muovono i passi come one man band. Dietro al progetto si cela Riz Story, sorta di talento che raccoglie più doti artistiche, essendo polistrumentista, regista, fotografo, produttore musicale, attivista ambientale, scrittore, compositore. Concettualmente, e non la stiamo sparando troppo grossa, egli sta agli Stati Uniti come Steven Wilson sta al Regno Unito. In questo suo nuovo disco - nel quale, peraltro, ritroviamo Davidson in veste di bassista nel brano "Thought I Was" - egli offre sonorità affascinanti che paiono il frutto di commistioni tanto improbabili quanto magnetiche: un po' come se Gordian Knot e Rush si fossero amalgamati in un unico gruppo, portandosi dietro qualcosa dei Jane's Addiction. Dei primi sono citati gli algidi e tecnici magnetismi (ben espressi in ʺA love letter to human" e "It’s Already Too Late"), dai canadesi viene invece saccheggiata l'attitudine hard prog (che pare dominante in ʺSister wrongwrayʺ) mentre un pizzico di psych di stampo modernista testimonia l'ascendenza degli acidi losangelini (cosa piuttosto evidente in “Die with me” e "Sip The Pleasure Of Days"). In alcuni di questi brani sembrano tributate alcune fusioni alla chitarra tipiche dell'Allan Holdsworth più sfuggevole e nei brani ad indirizzo maggiormente intimista - che crescono di numero nella seconda metà dei disco - sono labilmente evocati anche i Porcupine Tree di stampo floydiano e gli Anekdoten più mesti e malinconici. |
Riz Story: vocals, all instruments |