Non tragga in inganno il titolo impegnativo di quest'opera, che potrebbe effettivamente richiamare contesti drammatici: già ad una prima occhiata, lo sguardo da babbeo di un Roberto Ciufoli improbabilmente crinito che campeggia sulla locandina, dovrebbe fugare ogni dubbio al riguardo. "Il sequestro" ha una direzione totalmente ilare, connotata di dinamica freschezza e profusa da un organico attoriale piuttosto coeso e perfettamente bilanciato, che non necessariamente si evidenzia quale mera spalla all'ex membro della Premiata Ditta. Prendiamo ad esempio Simone Colombari: le sue pregresse esperienze di attore drammatico vengono qui perfettamente contestualizzate; egli non fa ridere in quanto comico mentre risultano assolutamente esilaranti i contesti ove egli è calato, sempre paradossali, se non al limite del kafkiano. Dal canto loro, Sarah Biacchi e Alessandra Frabetti mostrano innegabili abilità nell'esasperazione delle connotazioni tipiche della moglie dominante, finanche stressante, e della politica cinica e sprezzante. Salvatore Riggi, invece, si dimostra camaleontico, pur connotando la sua prestazione di invidiabile sobrietà: egli passa indistintamente dal ruolo di vittima capace di tirar fuori un minimo di substrato caratteriale, ad astuto mentitore seriale. Il citato Roberto Ciufoli, infine, interpreta in maniera ineccepibile un personaggio a dir poco basico, quasi primitivo, totalmente privo di arguzia, intelligenza, volitività, capacità decisionale. Le sue innegabili doti di incredibile mattatore emergono chiaramente nella gag afferente alla perdita della parrucca, sublimata dai piccoli "ostacoli" posti da un Simone Colombari sottilmente caustico. Il finale, forse troppo riflessivo rispetto al trend tragicomico che connota l'intera rappresentazione, strappa applausi meritatissimi al quintetto e all'unica (inconsapevole) comparsa, un'astante che, ricevuta una telefonata nel pieno di una scena, attraversa placidamente il palco (che, al Teatro Golden, è circondato per tre quarti da posti a sedere, posizionati a pochi metri dagli attori), vi si ferma nel mezzo, intenta a diteggiare sulla tastiera, per poi rispondere placidamente, allontanandosi con tutta calma. Il rientro avviene con modalità analoghe: nel pieno di una seconda scena altrettanto importante, la donna taglia il palco nel settore sud-ovest, tamburellando rumorosamente con i tacchi, per sedersi paciosa sulla sua poltrona, il tutto sotto lo sguardo attonito del pubblico e nella piena e colpevole inerzia delle maschere, totalmente incapaci sia di sensibilizzare la cafona spettatrice ad un più civile comportamento, pur sommessamente, sia di suggerirne il rientro quantomeno in un contesto di applausi. In questo insopportabile frangente, il nostro plauso finale va ai cinque attori che, simulando indifferenza, hanno continuato imperterriti a recitare, manifestando signorilità e professionalità impeccabili. La presente recensione si riferisce alla rappresentazione del 27 ottobre 2023. |
Il Sequestro
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