Alessio Santacroce, poliedrico artista musicale e letterario, nonché un lodevole attivista di nobili cause umanitarie è, oltremodo, un attento e acuto osservatore delle vicende sociali. E, per denunciare le storture che affliggono il Belpaese, confeziona il primo album solista “Migras”, dopo aver passato un ventennio a pubblicarne quattro con la band che formò: La Quarta Via. Intendete, non un addio al combo ma una salubre e urgente fuga da “eremita”. Elide il nome e tiene soltanto Santacroce per presentarsi al pubblico con l’ugola tagliente e amplificatori a manetta per un granitico rock e pregevole sfumatura cantautorale all’italiana. L’anima del Nostro scalda tosto i motori con “Il gregge” , condita da chitarra grattata qua e là alla Foo Fighters, per condurre ad un sound robusto che conferma anche nella successiva “La notte della Repubblica”, con una notevole intensificazione delle sei corde elettriche. Ma l’indole di Santacroce non sempre ringhia e fibrilla ma piazza tre ballate al momento opportuna: “Clorophille”, in cui duetta con Vanessa Caracciolo, “Bianco muore” dalle tinte fascinose e la splendida “La fiaba dulcamara”, per soli arpeggi acustici di Genesisiana memoria. Ma le sirene in principio di “L’ingiusta fine delle mezze stagioni” è un chiaro segnale che l’armistizio è finito e si riparte a testa bassa col giusto piglio grintoso.
Non può passare inosservata “Mercante d’anime”, sacrosanta invettiva contro gli infami sfruttatori dei barconi e il business spudorato che ne consegue: un brano che Pierò Pelù godrebbe non poco a cantarlo. Tengo a sottolineare che Alessio, ogni volta che mette nero su bianco per confezionare un libro (è anche apprezzato scrittore) o un disco, sa valorizzare al meglio l’inchiostro che versa, evidenziando un’indole percettiva ed educatamente protestante, per risvegliare coscienze assopite. Almeno ci prova, con tanto di cuore e con le manopole dei watts al massimo e già che non ceda alle facili lusinghe del pop, ci fa intendere che è meglio stare al fronte attivamente piuttosto che starsene coi glutei incollati sul divano a inveire a vuoto. “Migras” ci rappresenta molto in quanto è un epinicio all’equità e alla giustizia sociale. Non resta che amplificare per Santacroce il volume corale del nostro : Grazie!
Year : 2017
Label : Ghost Label records
Genere: Rock, cantautorale
TRACKLIST:
1 – Il gregge
2 – La notte della repubblica
3 – Clorophille
4 – Mercante d’anime
5 – Normandy
6 – Bianco miope
7 – L’ingiusta fine delle mezze stagioni
8 – La fiaba dulcamara
9 – Migras
FORMAZIONE :
Alessio Santacroce : voce, chitarra
Vanessa Caracciolo : seconda voce
Alessandro (ISA) Ponzuoli : 12 corde
Greta Merli : : chitarra
Lorenzo Porciani : chitarra
Daniele Pistocchi : basso
Giulio Franceschi : batteria
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