Benito Mussolini disse che gli Italiani sono un popolo di santi, poeti, navigatori, ed aggiungo io anche di bravi replicatori. Sia chiaro, i Reckless non plagiano la fatica di nessuno, semmai si riappropriano degli stilemi dell’hair metal (musica, testi e look) e li ripropongono in un contesto odierno. Dunque è vero che essi non inventano nulla di nuovo (beh, almeno per il nome avrebbero potuto sforzare la fantasia dato che l’hanno già usato almeno due gruppi stranieri), però è altrettanto vero che recuperare un discorso musicale ingiustamente dimenticato, senza scadere in meri esercizi di bella grafia, è impresa per pochi. D’altronde, oggi possiamo affermare che Antonio Canova è stato uno dei più grandi scultori mai esistiti, e nessuno si sognerebbe di criticare il maestro del neoclassicismo tacciandolo di essere un clone di Fidia. Quindi, va bene anche il retro rock, ma senza regredire in canzoni che sono copie di copie, ossia aria fritta al quadrato, inaccettabile anche in tempi di vacche magre. Perciò, onore ai Reckless che riprendono gli insegnamenti di Cinderella, Ratt e Motley Crue creando una perla che risplende di luce propria e non riflessa, raccomandata agli appassionati di queste sonorità. Provate ad inserire il cd e lasciatevi andare ai ricordi: di colpo si torna negli anni ottanta, quando anche in Italia il metal di Los Angeles aveva un gran stormo di fedeli, e quasi sembra di poter rivivere l’epoca in cui si rimaneva incollati alla tv a vedere la leggendaria Videomusic per seguire i propri videoclip preferiti (osservate un minuto di religioso silenzio, please). Insomma, con i Reckless l’effetto rewind della macchina del tempo è assicurato per quasi cinquanta minuti! Merito di una scaletta davvero coinvolgente, dove è ingiusto citare un brano anziché un altro, magari posso dire che ho parecchio gradito i brani veloci con la doppia cassa come la title track o “Heartwrecker” che ricordano i primi Great White, però anche le ballad come “Tears Of Glory” sono affascinanti. Ovviamente non mancano gli assoli di chitarra elettrica, a tratti memori dei Quiet Riot. Se proprio si vuol trovare il pelo nell’uovo, criticherei il suono del basso, che spesso è schiacciato dagli altri strumenti, ed in alcuni frangenti la voce del cantante, la quale, a mio modesto parere, rende molto di più quando assume un tono personale piuttosto che nei momenti in cui ricorda fin troppo Tom Keifer, ma si tratta di sottigliezze che poco tolgono alla bontà complessiva dell’opera. Last but not least, rivolgo un elogio per l’accurato artwork (i testi sono presenti e non sono scritti in caratteri lillipuziani, evviva!) ed i miei complimenti alla produzione che ha saputo ricreare il sound glorioso di quegli anni, si capisce che non è solo merito della tecnologia. E dunque, alla luce del valido debutto, suggerisco al gruppo per la prossima prova di continuare su questa strada, magari elaborando un suono più personale (personalmente li vedrei più a loro agio nel genere class metal, eliminando qualche influenza glam), mentre a chi ha avuto il grande acume di scoprire i Reckless consiglio di promuoverli a dovere perché hanno le carte in regola per sfondare non solo in Italia ma anche all’estero (magari diventassero i nuovi Dokken!), ed all’uopo suggerirei, se l’album otterrà il meritato successo, di ristamparlo con un bonus dvd con interviste ed esibizioni live. Excelsior! |
A. T. ROOSTER: Voce, basso, armonica, tastiere
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