Discontinuo ma assai interessante, il debutto degli Earthset, gruppo proveniente da Bologna, merita rispetto e considerazione perché cerca di alternare atmosfere lente e meditative (“Ouverture” ed “Epiphany” sono canzoni ben riuscite) a momenti d’energico caos organizzato (validissimo il break strumentale di “Skizofonìa”), tanto che ad ogni ascolto il sound sembra un affascinante incrocio fra gli Hawkwind ed influenze grunge in stile Pearl Jam. Secondo il sottoscritto, l’album mostra soprattutto i suoi pregi quando dipinge paesaggi dai tratti uggiosi: difatti la buona impressione generale scompare, o quantomeno diventa offuscata, a causa di momenti parecchio irritanti in cui il quartetto vuole a tutti i costi stordire l’ascoltatore con schitarrate rumoristiche alla Sonic Youth, pleonastiche perché assolutamente non funzionali alla struttura delle canzoni e quindi puramente fini a se stesse, le quali cozzano con i toni intimisti delle battute precedenti, ed è un gran peccato perché così si sciupa quanto di buono si è detto prima. In certi brani l’esperimento riesce bene, a titolo d’esempio cito “The Absence Theory”, ma altrove, dove non si è agito “cum grano salis”, si crea solo fastidio. Il risultato è che diverse volte si resta frastornati, per non dire disorientati, da un disco che ad un tratto sale bene di quota per poi cadere in picchiata troppo repentinamente. Tracklist:
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