Dopo gli album dedicati a Tina Modotti e a Malcolm X e il divertissement di “Monk’N’Roll”, nel quale celebri brani di Thelonious Monk venivano “mashuppati” con quelli di artisti quali AC/DC, Queen e Led Zeppelin, il Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti ritorna sul mercato discografico con un progetto dedicato a un altro “rivoluzionario” come Woody Guthrie, cantautore folk e padre della canzone di protesta, per cui precursore di una serie infinita di musicisti, da Bob Dylan a Bruce Springsteen, passando per Joe Strummer e tutta la scena cosiddetta del “combat-folk”. I brani contenuti in questo “This Machine Kills Fascists” (così recitava un adesivo posto sulla chitarra del folk-singer), alternano jazz di ampio respiro con il folk rurale, materializzando gli ampi spazi delle pianure statunitensi; pur essendo un album strumentale, i titoli dei brani ci riportano agli anni in cui visse e operò Guthrie, infatti “Dust Bowl”, per esempio, si riferisce al titolo di un suo album del 1940, ma pure a quelle terribili tempeste di sabbia che colpirono gli stati centrali degli USA negli anni ’30, vissute in prima persona da Guthrie, mentre “Witch Hunt”, come si evince dal titolo, ci ricorda la tristemente nota “caccia alle streghe” del Maccartismo, che colpì anche il musicista, essendo militante di sinistra e iscritto al sindacato. Dell’estro compositivo di Bearzatti colpisce, come sempre, la varietà della proposta, che passa con disinvoltura dalle pigre melodie di Okemah (la città natale di Guthrie, sita in Oklahoma) ai lidi country/dixieland di “Long Train Running” e ”Hobo Rag”, fino all’intensa “One For Sacco And Vanzetti”, brano in cui fa la sua comparsa alla voce (anzi, ai vocalizzi) la cantante Petra Magoni. Chiude quest’opera l’unica song non scritta dal musicista friulano, ovvero “This Land Is Your Land”, cover di Guthrie rivisitata dai nostri con la consueta classe. Per chi volesse approfondire la conoscenza di Woody Guthrie, oltre a questo ottimo album (e, naturalmente, a una esauriente raccolta delle sue canzoni come il box “My Dusty Road”), consigliamo l’autobiografia “Bound For Glory” e pure l’omonimo, splendido film di Hal Ashby del 1976. |
Francesco Bearzatti: sassofoni Anno: 2015 |